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Migranti in Albania, l’assedio della destra ai giudici: indagine conoscitiva

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Da Meloni a Salvini – Processo in parlamento. Al Senato la proposta di “inquisire” i giudici che hanno deciso sul decreto. La premier: “Loro propagandistici”

(Di Lorenzo Giarelli e Giacomo Salvini – ilfattoquotidiano.it) – In Parlamento la destra forza sul decreto Paesi sicuri e intimidisce i magistrati, in televisione Giorgia Meloni va dritta contro i giudici. La questione migranti è un nervo scoperto e il balletto giuridico sul patto Italia-Albania è tutt’altro che risolto dall’ultimo decreto approvato in Consiglio dei ministri, quello che stabilisce la lista dei Paesi sicuri. Il Tribunale di Bologna si è rivolto alla Corte di giustizia Ue per sapere quale normativa applicare (se quella nazionale o quella europea) e la premier attacca: “Il tribunale usa motivazioni da volantino propagandistico”. Lo scontro è tale che Meloni manda anche un messaggio, rilanciando le parole del ministro Carlo Nordio: “Siamo pronti al referendum sulla separazione delle carriere, oltreché sul premierato”.

La presidente del Consiglio parla dal salotto di Bruno Vespa (prima Cinque minuti e poi Porta a Porta) e scandisce l’ennesimo anatema contro la magistratura, stavolta il Tribunale di Bologna: “Le argomentazioni del Tribunale di Bologna che chiede alla Corte europea l’autorizzazione a disapplicare l’ennesima legge italiana da molti è stata vista come una argomentazione più vicina a un volantino propagandistico che a un atto del tribunale. L’argomentazione sulla Germania nazista (che secondo le toghe bolognesi sarebbe da considerare Paese sicuro seguendo i criteri del decreto legge del governo, ndr) è debole sul piano giuridico”. Meloni non arretra sul patto con l’Albania: “La ragione per cui si sta facendo qualsiasi cosa possibile per bloccare l’accordo è che tutti capiscono che è la chiave di volta per bloccare l’immigrazione irregolare. I trafficanti di esseri umani mi hanno minacciato di morte”. Insomma “per alcuni l’obiettivo è impedire di bloccare l’immigrazione irregolare”: “Qualche giorno fa c’è stato un surreale pronunciamento del Consiglio d’Europa che diceva che la polizia italiana è razzista, quindi altri giudici potrebbero tranquillamente sostenere che nemmeno l’Italia è un Paese sicuro”.

Al riguardo il governo tira dritto. Tanto che in Parlamento forza la mano: il decreto Paesi sicuri non sarà discusso e convertito come tale, ma sarà interamente recepito da un emendamento a un altro decreto, il decreto Flussi, in esame alla Camera. Una decisione contestata con forza dalle opposizioni, che lamentano una stretta nel dibattito. Ma dal Parlamento arriva anche un ulteriore assalto della destra ai magistrati. Ieri mattina in commissione Politiche europee del Senato la maggioranza ha proposto un’indagine conoscitiva contro i magistrati che si sono permessi di applicare la normativa comunitaria sul trattenimento dei migranti in Albania. La proposta è stata fatta dal leghista Claudio Borghi a cui si sono associati i colleghi Pierantonio Zanettin (FI) e Marco Scurria (FdI). Contrari il Pd con Filippo Senso e il M5S. L’indagine conoscitiva permetterebbe di occuparsi dei giudici superando le lungaggini – e le polemiche – di una commissione d’inchiesta. Oggi procederà la discussione e si voterà.

Il clima è ben sintetizzato, oltreché dalle parole di Meloni da Vespa, dagli attacchi di Matteo Salvini: “Questi giudici tolgano la toga, cambino mestiere, si candidino con Rifondazione comunista e poi facciano politica”. Figurarsi con quale serenità allora ieri il ministro Carlo Nordio ha incontrato l’Associazione nazionale magistrati. Poche ore prima, il Guardasigilli aveva confermato di voler approvare al più presto la controversa riforma della separazione delle carriere: “Abbiamo stabilito un cronoprogramma, la coalizione è compatta”. Anche senza maggioranza qualificata: “Meglio ancora se su un tema così delicato si esprimeranno gli italiani tramite referendum”. Poi, l’incontro con l’Anm, che più volte ha contestato la riforma. All’ordine del giorno il caso cybersicurezza, coi magistrati “preoccupati per le problematiche relative alla sicurezza della rete giustizia” e Nordio che esprime “la volontà governativa di rafforzare i sistemi informatici rassicurando sullo stanziamento di risorse adeguate”.


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