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I negazionisti vegliardi amano la Co2

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Qualche anno fa, mentre il Covid flagellava il pianeta, alcuni osservatori illuminati pensarono bene di elaborare la teoria del “lasciar fare” poiché, così sostenevano, da che mondo è mondo le pandemie […]

(Di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “Il sedicente cambiamento climatico è da anni che ci prende alla sprovvista”. Altan

Qualche anno fa, mentre il Covid flagellava il pianeta, alcuni osservatori illuminati pensarono bene di elaborare la teoria del “lasciar fare” poiché, così sostenevano, da che mondo è mondo le pandemie assolvono a una funzione rigeneratrice. Eliminano i più deboli e lasciano che i più forti abbiano tutto lo spazio necessario per evolversi e generare individui ancora più robusti. Si chiama selezione naturale (o delle specie, secondo il dottor Mengele), puntualizzano queste menti superiori. Quasi sempre le stesse che, non a caso, troviamo schierate con le loro certezze incrollabili anche sul fronte dei cambiamenti climatici. Come tutti i fenomeni atmosferici, minimizzano, alluvioni, bombe d’acqua, scioglimento dei ghiacciai fanno parte del ciclico alternarsi delle ere succedutesi dai secoli dei secoli amen. Costoro si sono rifatti vivi nelle ore successive all’apocalisse di fango che ha sommerso Valencia e hanno liquidato il catastrofico evento, appunto, nella categoria del “da che mondo è mondo”. Calma, pontificano dai loro computer bene asciutti, non c’è niente di nuovo visto che nel secolo scorso la stessa zona fu colpita da nubifragi di portata eccezionale, eppure allora nessuno parlò di atmosfera sconvolta dalle emissioni nocive.

Eviteremo di addentrarci in analisi che dovrebbero essere riservate agli esperti della materia e non ai meteorologi della domenica. Resisteremo pure alla tentazione di classificare questi negazionisti del clima non tra gli scombiccherati un po’ fuori di testa (alla Miguel Bosé, per capirci, che ha imputato l’alluvione di Valencia alle scie chimiche). Al contrario, pensiamo che la testa di costoro sia perfettamente coordinata (in maniera del tutto disinteressata, s’intende) con i padroni dell’economia globale fondata sull’uso e l’abuso dei combustibili fossili. Essi fanno un tifo sfegatato per l’industria petrolifera, ovviamente la più acerrima nemica dello sviluppo “green” e delle fonti energetiche alternative. Tale è la loro veemenza nel criticare l’ambientalismo che li immaginiamo, alla sera, che si coricano dopo avere inalato robuste dosi di Co2. Di questi che sostengono che viviamo nel migliore dei mondi possibili ne conosco qualcuno, in genere molto avanti negli anni, e qualche volta con un piede nella fossa. Per oggettivi limiti temporali forse non corrono il rischio di essere contagiati dalla prossima epidemia. E, forse, riusciranno a schivare una eventuale catastrofe climatica. In genere hanno avuto molto dalla vita. Più di quanto forse meritassero. Del mondo che lasceranno alle prossime generazioni non gliene potrebbe fregare di meno. Tanto, riflettono, noi non ci saremo (come cantavano I Nomadi su testo di Guccini).


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