
(Dott. Paolo Caruso) – Si acuisce sempre più lo scontro tra politica e magistratura. Si passa da un attacco indiscriminato al potere giudiziario a continue critiche personali. Una vera intimidazione contro le cosiddette “toghe rosse”, rosse in quanto non disposte ad assecondare i desiderata del Governo Meloni. Un muro contro muro che non fa altro che provocare lacerazioni alle stesse Istituzioni. A preoccupare la magistratura è la volontà del centrodestra di accelerare i tempi sulla riforma della giustizia. Un Nordio in grande spolvero asservito anche lui a logiche estremamente garantiste almeno per i cosiddetti colletti bianchi è pronto a seguire i dettami della sconsiderata Schiforma Cartabia non solo sulla separazione delle carriere, sulle intercettazioni con un tetto di 45 giorni, sulle modifiche della prescrizione, ma anche cosa ancor più grave a dare esecuzione all’ordine di priorità del lavoro delle procure da parte del Parlamento. Ci si avvia così progressivamente a una deriva autoritaria e ad uno stravolgimento della Costituzione. Una “Schiforma” che provoca un nuovo attacco alla Autonomia della magistratura che rischia di compromettere il principio di uguaglianza di fronte alla legge e al venir meno della fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario. Con l’abrogazione del reato di “Abuso d’ufficio”, un vero “capolavoro” del governo Meloni che depotenzia e smantella un sistema di lotta alla corruzione si apre sempre più la strada al malaffare. Uno dei pochi casi in Europa quello dell’ Italia Meloniana, in cui si abbassano i controlli e viene meno la soglia di vigilanza alle ingenti somme del PNRR. Si tratta di una norma totalmente strumentale e ideologica, un vero danno che va contro la direttiva europea e che probabilmente l’Italia dovrà rivedere totalmente. Un vero Paese di Bengodi, dove la Meloni e il suo governo lontana anni luce da quella destra illuminata e moralizzatrice che diede nel secolo scorso insieme alle forze di sinistra e a tanti cittadini onesti la spallata definitiva ai partiti corrotti della cosiddetta prima repubblica, resta ancorata al passato recente, alle leggi ad personam dei governi Berlusconi di cui essa stessa era parte attiva, alla mancanza di una legge sul conflitto di interessi, e alle leggi della “schiforma” Cartabia che rappresentano i tasselli di una nuova e scellerata stagione di riforme. Ora infatti il Ministro della giustizia Nordio continua l’opera demolitrice intrapresa dal suo predecessore e dal governo Draghi provocando uno scontro con i magistrati e un pericolo per la democrazia del Paese. Minacce alla giudice Silvia Albano e l’ostacolo ai lavori della commissione parlamentare antimafia presieduta dalla Colosimo che fa di tutto per diffamare i magistrati che operano per la conoscenza della verità sulle stragi evidenziano il clima che si è venuto a creare. Una destra che fin dall’ insediamento ha mostrato il vero volto dell’ipocrisia, gettando la maschera della menzogna elettorale con le sue false promesse, e delineando confusamente la strategia conservatrice del governo. Un Paese sempre più chiuso con un governo a impronta familiarista, dove le lobby, i parenti, gli amici fidati e “gli amici degli amici” tendono a rappresentare il nuovo tessuto sociale. La destra dei “miracoli” è venuta allo scoperto con il volto bieco della restaurazione, mostrando all’Europa intera le sue fragilità e la voglia di cavalcare l’onda del garantismo più viscerale in un momento in cui sono a rischio i miliardi del PNRR.