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Costituente M5S: si voterà su Grillo, logo e 3 mandati

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Maratona – Il consiglio nazionale riunito sui quesiti

(Di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – Nell’ordalia sul web dove il Movimento e Giuseppe Conte si giocheranno quasi tutto, si voterà sul garante, cioè su Beppe Grillo, per decidere se togliere quella carica o almeno svuotarla di poteri e peso. Si deciderà se cambiare la regola totem dei due mandati, magari portandoli a tre come invocano tanti parlamentari: consentendo anche di candidarsi senza limiti come sindaci o presidenti di regione. E si sceglierà pure, azzardo degli azzardi, se modificare nome e simbolo.

Così ha deciso il Consiglio nazionale del Movimento ieri sera, anche se Conte limerà tutto nelle prossime ore. Di sicuro è stata una riunione fiume, scivolata dalla prima mattina fino a sera, costringendo il M5S a cancellare anche l’assemblea settimanale dei deputati. Troppo importante la posta in palio innanzitutto per Conte, che cercava la condivisione dei dirigenti nel passaggio più stretto della Costituente, quello della preparazione dei quesiti su cui gli iscritti dovranno esprimersi via web, dopo l’assemblea a Roma del 23 e 24 novembre. Per questo l’ex premier riunisce nella sede a due passi dalla Camera e in collegamento via web il Consiglio nazionale, composto dai vicepresidenti, dai capigruppo alle Camera e in Parlamento europeo, e dai responsabili dei vari comitati e delegati vari. Graduati che in mattinata discutono fino a quasi impantanarsi su un punto delicatissimo come quello dell’eliminazione o meno della carica del garante, quella di Grillo. A sorpresa, Conte fa capire di essere disponibile anche a non far votare l’assemblea sul tema. “Uno stratagemma per spingerci ad esporci sul punto” sussurrano un paio di veterani. Sta di fatto che si arriva a una sorta di votazione informale sull’argomento. E la maggioranza dei convenuti decide che sì, bisogna votare sul garante. Con varie opzioni: dalla sua eliminazione totale – con conseguente attribuzione delle sue funzioni al comitato di garanzia – alla soluzione preferita dal leader, ossia la sua trasformazione in carica a tempo – attualmente è vitalizia – con durata di quattro anni, per non più di due mandati, togliendogli il potere di “interpretazione insindacabile” delle norme dello Statuto.

Gli iscritti potranno optare tra tre voci: sì, no o astenuto. Scelta di metodo. Ma ci sarà anche moltissimo altro, nei quesiti. Il nome e il simbolo, innanzitutto. Perché al voto dovrebbe essere messa la possibilità di modificarli integralmente, dando facoltà di farlo al Consiglio nazionale su proposta del presidente o del garante (ma con successivo voto degli iscritti). Oppure di cambiare lo stemma solo in funzione di battaglie politiche (esempio, l’aggiunta della scritta pace per le Europee). E poi i mandati. In caso di sì alla modifica della regola, si potrà scegliere se ridurli a uno solo, o all’inverso se alzarli a tre, e se nel contempo “liberare” le candidature a presidenti di Regione o sindaci. O almeno questo era lo schema su cui il Consiglio ha discusso fino a sera tarda. Perché su quello tanti eletti si giocano il futuro.


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