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Conte si gioca tutto. Messo ai voti anche il divieto di alleanze

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Sul web Urne aperte dal 21 al 24 – Oltre 2 mila persone hanno chiesto di partecipare a Nova, l’assemblea a Roma del 23 e del 24 novembre che sancirà il culmine della Costituente dei Cinque Stelle

(Di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – Nella Costituente l’avvocato si giocherà tutto, senza rete. Fino al punto di chiedere agli iscritti di rispondere anche a un quesito da dentro o fuori, per lui e per il Movimento: “Volete o no il divieto totale di alleanze per il M5S?”. Tre le opzioni: sì, no e astensione. E se passassero i sì, sarebbe il ritorno al Movimento dei primordi, quello del né destra né sinistra. E il probabilissimo addio alla leadership di Giuseppe Conte, fautore della collocazione definitiva dei 5Stelle nel campo progressista. È questo forse il passaggio più stretto nelle votazioni web convocate ufficialmente ieri, e che si terranno tra il 21 e il 24 novembre, a cavallo dell’assemblea al Palazzo dei Congressi a Roma, il 23 e il 24. Le urne si chiuderanno domenica pomeriggio alle 15. Poi, nel giro di un’ora o poco più, dovrebbero essere resi noti i risultati, direttamente in assemblea.

L’esito di un’ordalia su un diluvio di quesiti, discussi punto per punto da Conte e dai dirigenti del Consiglio nazionale martedì, in una maratona di 14 ore. “I quesiti sono svariate decine: troppi” scuoteva la testa un parlamentare ieri dentro Montecitorio. Tanto che in queste ore verranno limati, prima di renderli ufficialmente noti domani, una settimana prima del voto. Perché l’altra incognita si chiama quorum. L’unica, concreta arma ad oggi a disposizione del garante in bilico, Beppe Grillo, che da Statuto può chiedere la ripetizione delle votazioni che riguardano modifiche delle norme statutarie e della Carta dei valori. “In tal caso, s’intenderanno confermate solo qualora abbiano partecipato alle votazioni almeno la metà più uno degli iscritti aventi diritto al voto” recita lo Statuto. E valla a trovare la maggioranza qualificata, in un secondo giro di votazioni su un oceano di quesiti. Per esempio quelli proprio su di lui, sul garante, carica che potrebbe essere cancellata o quanto meno svuotata, trasformandola da vitalizia a tempo (4 anni, massimo due mandati) e con poteri ridotti. Per passare alle opzioni su nome e simbolo: in teoria cambiabili anche in toto, ma con decisione delegata al Consiglio nazionale (sempre su impulso di Conte). Però l’ex premier preferirebbe che passasse la possibilità di cambiare il simbolo solo per precise battaglie politiche, con aggiunta di scritte o simboli. Mentre invece non servono quorum particolari per le modifiche al codice etico, che racchiude la regola totem – per Grillo – dei due mandati.

L’abolizione totale della norma non sarà contemplata, nella Costituente. Ma tutte le altre opzioni sì: dall’innalzamento del tetto dei mandati a tre, alla possibilità di candidarsi senza limiti come sindaci o presidenti di regione, fino alla deroga al vincolo per alcuni eletti su disposizione del presidente, cioè di Conte. Dal Movimento osservano: “Il quorum è oggettivamente un problema, ma se le modifiche statutarie passassero in prima convocazione con la maggioranza assoluta, come farebbe Grillo a chiedere la ripetizione? Con quale credibilità?”.

Ma la principale preoccupazione restano i quesiti sulla collocazione politica. Perché certo, tra le opzioni al voto c’è anche quella di pretendere contratti su punti di programma per stringere alleanze elettorali, assieme alla possibilità di accordi differenziati tra il piano nazionale e quello locale. Però il punto resta quella mina, ossia il divieto di alleanze. “Io non lo avrei mai messo tra i quesiti” sussurra un fedelissimo di Conte. Ma l’avvocato vuole un’investitura piena. Perché la Costituente sarà lo snodo del dentro o fuori, innanzitutto per lui.


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