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Il cattivismo di Trump non fa per Giorgia

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L’hanno capito tutti che il grottesco e costoso su e giù dall’Albania serve al governo Meloni per dimostrare che sono le “toghe rosse”, nemiche del popolo, a impedire il contrasto all’immigrazione […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – L’hanno capito tutti che il grottesco e costoso su e giù dall’Albania serve al governo Meloni per dimostrare che sono le “toghe rosse”, nemiche del popolo, a impedire il contrasto all’immigrazione clandestina. Per poi sanzionare i magistrati rei di osservare le leggi europee e procedere quindi alla prevista separazione delle carriere, isolando i pm disobbedienti. Così come, a Bologna, lo sapevano anche i sassi che, sabato, la manifestazione dei fascisti di CasaPound sarebbe stata una calamita irresistibile per i collettivi dell’ultrasinistra che, immancabilmente, hanno fatto il gioco di Salvini (“zecche rosse”) mandando all’ospedale tre agenti. Al di là del dividendo elettorale alla vigilia del voto in Umbria e in Emilia-Romagna (là dove forse neppure un miracolo potrebbe far vincere la destra) a Palazzo Chigi e dintorni sembra aver preso piede la collaudata tecnica trumpiana, quella che prima sputtana l’avversario e poi lo travolge. Del resto, quando forse direttamente da Marte (miracoli della ketamina) Elon Musk sentenzia sull’Italia: “Questi giudici devono andarsene”, già vuole esportare l’autoritarismo cattivista che tanto ha giovato al suo amico. Anche se scoprendo le carte non ha fatto certo un favore all’amica Giorgia. Che poi, a Roma, la Digos chieda alla Rai solo i video degli antagonisti bolognesi in azione non fa che confermare la prima impressione e anche la seconda.

Il cinismo della destra ebbra di potere è noto, ma qui la domanda riguarda se e in che misura possa giovare alla Meloni (gli altri non contano) mettersi nella scia tossica del nuovo padrone della Casa Bianca che non ancora esaurita la luna di miele già prepara una vendetta feroce con le prime nomine. Come zar della frontiera, addetto alla “più massiccia deportazione che si ricordi” (Trump) avanza Tom Homan, fautore delle più dure pratiche di detenzione. Durante il Donald-1 questo gentiluomo suggerì la separazione dei figli degli immigrati dai genitori per scoraggiarne l’ingresso in America. Dovette dimettersi quando in un audio “rubato” in Texas da un volontario si sentivano le grida dei bambini, rinchiusi in celle simili a gabbie, che invocavano le mamme e i papà. Consiglio non richiesto alla premier: meglio che si tenga a distanza dai tecnomalvagi d’Oltreoceano e dalla luna di fiele che si annuncia.


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