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Garante, mandati, alleanze: consigli per la svolta dei 5 Stelle

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Il “Rischiatutto” – M5S: oggi via alla kermesse

(ilfattoquotidiano.it) – Gli iscritti 5 Stelle avranno tempo fino a domani alle 15 per esprimersi sulle decine di quesiti destinati, in ogni caso, a tracciare la rotta del Movimento da qui ai prossimi anni: sì o no al vincolo dei due mandati? E se no, in che modo superarlo? Sì o no al garante? Sì o no alla collocazione nel centrosinistra (meglio: nell’area progressista)?

Tutte domande che incideranno sulla leadership di Giuseppe Conte, che ha condizionato la propria permanenza ai vertici del Movimento alla conferma di un orientamento, appunto, progressista e favorevole alle alleanze con altre forze politiche. Nulla è scontato però. Il voto è senza rete, nel senso che del voto degli iscritti si potrà solo prendere atto. Per questo ieri il Fatto ha richiamato il nome del vecchio quiz televisivo Rischiatutto. Oggi e domani al Palazzo dei Congressi, a Roma, una serie di dibattiti accompagneranno il voto online. Abbiamo chiesto a sei. tra nostre firme e commentatori, che idea si sono fatti della costituente e cosa farebbero se fossero nei panni degli iscritti.

Futuro struttura da partito e area progressista, con Conte
Inutile girarci attorno: Giuseppe Conte rappresenta l’unica (e l’ultima) speranza di sopravvivenza del M5S come forza di rilievo nel panorama politico nazionale. Se non ci fosse stato lui, nell’agosto del 2021, a mettere a disposizione del Movimento la vasta popolarità conquistata a Palazzo Chigi, soprattutto attraverso la gestione della pandemia, probabilmente quella dei grillini oggi sarebbe un’esperienza chiusa o ininfluente. Grazie a Conte, e alla odierna Costituente, il movimento sta assumendo la necessaria forma partito intorno a una linea non campata in aria. Cioè: restare stabilmente nell’area progressista con la propria identità e le proprie battaglie (contro la dissennata corsa verso la Terza guerra mondiale). E dunque alleato e non subalterno al Pd. Ricordiamo che nell’attuale Parlamento il M5S rappresenta la seconda forza dell’opposizione; e se anche nelle Regionali va male il valore aggiunto di quelle scarse percentuali può fare la differenza, come in Umbria. Quello di Conte è dunque un “Rischiatutto” come ha titolato ieri il Fatto? Sì, ma con un rischio ben calcolato.
Antonio Padellaro

Barra dritta. Ok a terzo mandato e alleanze (quando hanno senso)Il Movimento 5 Stelle non è morto, ma di sicuro vive il suo momento più complicato, perché non si capisce che senso abbia oggi. Oggi il M5S vive una situazione quasi letargica di stallo: di limbo, di vuoto. E questo, per una forza che attraeva il voto di opinione e riusciva come nessuno a motivare gli elettori più esigenti (gli stessi che oggi si astengono), è la peggiore delle condizioni. Conte si gioca tutto, ma fino a un certo punto: l’alternativa a lui non esiste, a meno che non si tifi per l’estinzione (e c’è chi lo fa). O vince Conte o vince la morte (dei 5 Stelle). Terzo mandato? Sì. Collocazione nell’alveo progressista? Oh yes. Nuovo nome e simbolo? Boh. Questione garante? Chi se ne frega. Lotta tra Grillo e Conte? Che due palle. Alleanze? Sì, quando ha senso farle (ovvero se il candidato è “bello” e se non ci sono Renzi & Calenda). Il M5S del futuro – ove esistente – dovrà fare opposizione a Meloni (questa è facile), rimotivare i delusi (questa è ardua) ed essere alternativo a Pd e Avs senza con ciò strappare con loro (questa è difficilissima). Auguri.
Andrea Scanzi

“Vaffa” garante? Ruolo inventato da Grillo per i propri sabotaggi
Poiché democrazia vuol dire “potere del popolo”, è una rara lezione democratica che il M5S abbia rimesso agli iscritti il potere di ridefinire le fondamenta del movimento. Trovo alcuni quesiti sostanziali (i 22 su temi politici: Sanità, politica estera, Giustizia, etc.); altri capziosi (definirsi “progressisti” o “progressisti di sinistra”? Non ricomincino con altri anni di crisi di identità: se la “sinistra” canonica è quella del Pd, Dio ne scampi; c’è bisogno di misure radicalmente socialiste e popolari); altri feticistici (le regole per cambiare nome e simbolo); altri essenziali: quello sulle alleanze (se il candidato comune è un 5Stelle o un civico, perché no? Saggio non vietarle e decidere sulla base di temi specifici, evitando esiziali promiscuità coi rottami della politica) e quello sul Garante (un ruolo inventato da Grillo per sé che gli consente arbitrii e sabotaggi umorali). Conte ha fatto bene a sottoporre implicitamente al voto la sua leadership: o si rafforza o deve andarsene, una prova di serietà.
Daniela Ranieri

Paradossi chi non voleva intese ha chiamato “grillino” Draghi
Capisco che la questione dei due mandati sia molto identitaria ed è anche una delle cose che mi piacciono del M5S. Certo, chi come loro è arrivato “grezzo” in politica si è reso conto a maggior ragione che ci vuole tempo per capire e maturare. Come fare, quindi? Teniamo presente che da altre parti c’è gente che di mandati ne fa dieci. Mantenere un tetto è utile, magari però senza mettere sullo stesso piano tutte le cariche. Se qualcuno ha fatto bene il sindaco non è giusto buttarlo via a livello nazionale. Su nome e simbolo invece eviterei modifiche, sarà che mi ricordo tutte le evoluzioni del Pci e non ha portato grande fortuna (ride, ndr). Il rischio sarebbe quello di dare l’idea della trasformazione nel partito di Conte. Cosa che per alcuni aspetti credo avverrà in ogni caso, perché penso che Conte riuscirà a far passare la propria linea, a partire dalla collocazione progressista. Il che non mi convince del tutto, ma d’altra parte non mi fiderei dell’altra opzione: chi sosteneva il no a tutte le alleanze, come Grillo, poi ha trascinato il Movimento in governi di ogni tipo, dicendo che Draghi era un grillino.
Chiara Saraceno

Svolta. Una ricetta per durare: formazione, collegialità, sinistra
In questa Bad Godesberg che si annuncia, l’abbandono del movimentismo un po’ anarchico, la collocazione in un punto dell’arco parlamentare (l’invito a Sahra Wagenknecht è un viatico; ma cosa c’entra Zingales?), la spinta verso la collegialità e un certo grado di professionalizzazione del personale politico, echeggiano quasi il senso di nostalgia per le strutture di partito che pervade il recente film su Berlinguer (conforta, per esempio, il ruolo assegnato alla Scuola di formazione). Sono sviluppi forse inevitabili per durare, soprattutto sui territori: avranno un senso se si sapranno evitare il leaderismo, le liti e le scissioni che negli anni hanno minato la credibilità del Movimento; se si sapranno coinvolgere le forze migliori attorno a un programma che parla più chiaro di altri e ha bisogno di interpreti credibili, oltre che onesti. Se, mantenendo un’identità ben distinta dal Pd, si darà un motivo per tornare a coloro (molti i teti e gli zeugiti) che ieri s’illusero e oggi sono persi, nervosi, nell’arcipelago dell’astensione.
FilippoMaria Pontani

Clicno a masochismi, delle origini recuperino lo stare tra la gente
Ha fatto bene Conte a mettere la propria testa sul ceppo e chiedere un pronunciamento netto sulla collocazione politica del M5S. E sarebbe masochista, da parte degli iscritti, rinunciare alla loro principale risorsa. Ho già sostenuto, e lo ribadisco, che non sarei favorevole a cambiare nome e simbolo, mentre è ora di superare un feticcio come quello dei due mandati e soprattutto il ruolo del Garante per come è oggi. Se si vuole mantenere un filo di continuità si può anche non abolire la carica, ma lasciarla con funzioni consultive. Credo sia positivo andare verso una struttura partitica, tenendo a mente un concetto: la differenza con una forma-partito deteriorata, che è quella che ha determinato la ripulsione di massa di cui hanno goduto proprio i 5S, la si può fare con la qualità dei comportamenti e della politica, più che coi regolamenti. Dopodiché, tornino tra la gente: il dibattito è stato macchinoso, seppur necessario. Ma i consensi crescono riappropriandosi delle battaglie sui territori e questa era la forza del M5S, dal Tav a tutto il resto.
Marco Revelli


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