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Più forte di un vaffa in onore di Grillo

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Parabola – La sua cacciata non mi garba: il M5S è lui, non Conte. Beppe ultimamente aveva un po’ mollato, forse non era più così lucido. Ma chi si mette contro la partitocrazia viene stroncato con qualche trucchetto

(Di Massimo Fini – ilfattoquotidiano.it) – Beppe Grillo è stato fatto fuori dalla Costituente dei 5 Stelle con aggiunta di sberleffi della platea. Non sarà più il “garante”, non avrà alcun ruolo nel Movimento.

Fra le decisioni prese dalla Costituente forse la più importante è la fine della regola dei due mandati, anche se era stata annacquata, non contando come mandato la carica di sindaco. Il senso del no a più di due mandati era di non professionalizzare la politica, il non diventare “professionisti della politica” come li definisce Max Weber, che vivono di politica ma non per la politica. Obiettivo generoso, ma irrealizzabile, perché uno non fa a tempo a capire i meccanismi, spesso truffaldini della politica politicante, che deve lasciare il posto a un altro che dovrà rincominciare da capo.

Conosco Beppe da quando eravamo ragazzi e faceva il comico. Quando ha cominciato a darsi alla politica l’ho appoggiato in tutti i Vaffa. All’inizio mi chiedeva dei consigli e io glieli ho dati sempre sbagliati. C’è una scena in cui siamo a Teatro Smeraldo e lui con un bastone fracassa un computer. Invece fu proprio grazie ai computer che il Movimento fece la sua fortuna. Decisiva nella storia dei 5 Stelle è la morte di Gianroberto Casaleggio. Grillo era il frontman, un formidabile comunicatore, cosa che Conte non è. In questo campo Giorgia Meloni col suo dire franco e schietto (“non ci sono i soldi”, “non sono ricattabile” indirizzato indirettamente al ricattatore princeps B.) lo batte 10 a 1. Ma una visione c’era, adesso dove vogliono andare i 5 Stelle proprio non lo capisco.

Giuseppe Conte, che non era nemmeno iscritto al M5S, è stato creato da Grillo e da oscuro avvocato civilista è diventato un importante personaggio politico. Il che conferma una regola quasi matematica che non vale solo in politica: se fai un favore a una persona, costui non te lo perdonerà mai poiché si sente in debito, non lo sopporterà e tiferà sicuramente contro, cosa che Conte ha puntualmente fatto. Questo è il vero tradimento nella storia fra Conte e Grillo.

Vediamo i fatti. Con Grillo i 5 Stelle erano oltre il 33%, con Conte sono scesi al 9,9%. È vero che da allora molte cose sono cambiate, ma evidentemente Conte non è stato in grado di intercettarle. In un partito normale il responsabile di una simile débâcle verrebbe cacciato su due piedi, come un allenatore che perde tutte le partite. Non c’è dubbio che Conte abbia fatto anche alcune cose buone: forse la più importante è stata ottenere 209 miliardi di Pnrr, ma decisivo è stato l’intervento di Angela Merkel che tenne a bada i cosiddetti “Paesi frugali”, come decisiva fu la Merkel nella cacciata di Berlusconi, quando telefonò a Napolitano dicendogli “se andate avanti così finite come la Grecia”. Non so che parte abbia avuto Conte nell’elezione a sindaco di Roma di Virginia Raggi che ho avuto la fortuna di conoscere e che apprezzo. Eravamo a colazione all’aperto in un modesto ristorante vicino al Campidoglio. Nessuno si avvicinò per contestarla. Lei era vestita in t-shirt e jeans, una ragazzina, del resto aveva solo 38 anni. Quella Virginia Raggi che, insieme alla Appendino, in questo Paese di femministi fu subito aggredita. Raggi non aveva nemmeno fatto in tempo a mettere piede in Campidoglio che il Corriere apriva su due pagine una rubrica titolata “Caos Roma”. Si scoprivano i topi di Roma, gli scarafaggi di Roma, i cinghiali di Roma, gli ippogrifi di Roma. Peraltro uno dei pregi dei 5 SStelle è stato quello di ringiovanire il pleistocenico panorama politico italiano, Carlo Sibilia ha oggi 38 anni, Roberto Fico 50.

Su Casaleggio posso raccontare una buffa storia che non mi fa onore come giornalista. Era appena apparso sulla scena e tutti lo cercavano. A quell’epoca partecipavo spesso a un talk dei 5 Stelle in via Moroni 6, vicino alla casa del Manzoni. Quella volta vi trovai un tipo magro, allampanato, con i capelli lunghi fino alle spalle, non però alla moda dei capelloni d’antan. Mi fu presentato e io equivocai sul suo nome che mi suonò “Zé Roberto”. Lo strano tipo mi trattenne a lungo facendomi dei discorsi di cui capivo poco o niente. Io friggevo perché avevo anche altro da fare. L’intervista fu poi condotta da un ragazzo al quale a un certo punto chiesi: “Ma è vero che quello lì si chiama proprio Zé Roberto, come la mezzala del Bayer Leverkusen?”. Il ragazzo mi fece una bella intervista, era molto bravo ma poi, non ho mai capito il perché, fu cacciato ed è evidentemente un’ancestrale vizio dei 5 Stelle cacciare i suoi elementi migliori fino, ed è storia di oggi, al suo fondatore e creatore, senza il quale non sarebbero mai esistiti i 5 Stelle.

Un merito di Conte è stato il guidare il governo “giallorosso” che sostituiva quello incestuoso con la Lega di Salvini. Ma questo avvenne con la supervisione e il consenso di Grillo.

Ho visto di recente, qualche mese fa, Beppe a pranzo nella sua casa di Genova, insieme alla sua deliziosa moglie Parvin Tadjk di origine iraniana, quella casa da cui si vede, sotto, il mare dove Beppe si tuffa per tenersi in forma (e la traversata dello Stretto di Messina e il dispendio di energie che comportò, li vogliamo dimenticare?). Mi pare che Parvin gli facesse più o meno questo discorso: non siamo più dei ragazzi, abbiamo sei figli, vogliamo goderceli un po’? Anche per questo, credo, negli ultimi tempi Grillo ci ha un po’ mollato. E forse non era più così lucido e conseguente alla sua storia. La difesa di Ciro, accusato di violenza sessuale, fu totalmente sconclusionata.

Dunque ha vinto Conte. La cosa farà piacere al direttore di questo giornale che è autore del libro sul “Conticidio”. A me non garba, punto. Rimango fedele a un’amicizia e a una vicenda politica irripetibile. Adesso Conte cercherà di pescare, come tutti gli sconfitti in politica, fra gli astenuti che, stando alle ultime Regionali, sono più della metà della popolazione e fra gli astenuti non vengono conteggiate le schede bianche e nulle, cosa particolarmente grave perché si votava anche per i sindaci e i sindaci sono i politici di cui la popolazione si fida di più, perché sono più vicini territorialmente ai cittadini.

Ora che i 5 Selle sono diventati un partito non credo proprio che Conte possa pescare in questo ambito, perché chi “vota” nulla o bianca o si astiene è contro le Istituzioni, è contro la democrazia trasformatasi truffaldinamente in partitocrazia. Ha scritto Norberto Bobbio, che ha dedicato alla democrazia la sua lunga vita e sul cui essere egli un liberale non è lecito dubitare: “Oserei dire che l’unica vera opinione è quella di coloro che non votano perché hanno capito, o credono di aver capito che le elezioni sono un rito a cui ci si può sottrarre senza danni”.

In definitiva qualsiasi movimento che si metta contro la partitocrazia, prima o poi, con qualche marchingegno, con l’aiuto dei giornali, viene stroncato. È capitato alla Lega di Bossi. Tocca ora ai Cinque stelle.

Caro Massimo, rispetto il tuo pensiero e lo pubblico, anche se temo che l’affetto per il Grillo che fu e che non è più ti faccia velo e ti induca a dimenticare alcuni “fatti” incontrovertibili.
1. Grillo ha inventato i 5 Stelle, ma non ha “creato” Conte, che si avvicinò al M5S su invito di Bonafede, all’epoca assistente all’Università di Firenze dove Conte ha la cattedra e fu Di Maio a proporlo prima come ministro e poi come premier.
2. Non fu Grillo a portare il M5S al 33%, ma Di Maio. Grillo contribuì a dimezzarlo appoggiando il salvataggio di Salvini dal processo Diciotti e poi a decimarlo con la geniale operazione Draghi. Conte lo raccolse sotto il 10 e nel 2022 lo portò al 15,5.
3. Fu Grillo a chiedere a Conte di guidare il M5S (appena conficcato nel governo Draghi) lavorando gratis per 18 mesi, salvo poi insultarlo e sabotarlo per due anni mentre incassava 300 mila euro l’anno per “comunicare” senza far nulla (neppure votare), a parte sparare su chi lo pagava: questo è l’unico “tradimento”.
4. La Merkel era contro il Recovery proposto da Conte: voleva rifilarci il Mes, poi cambiò idea.
5. Non è stato Conte ad abolire il garante, ma 2 iscritti votanti su 3: anziché far ripetere il voto, Grillo dovrebbe domandarsi perché la sua gente che lo adorava non voglia più vederlo neppure in cartolina.
M. Travaglio


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