Quantcast
Channel: Politica – infosannio
Viewing all articles
Browse latest Browse all 4194

Gli orrori dello snobismo di sinistra

$
0
0

(Stefano Rossi) – Massimo Gramellini, nel suo articolo di ieri, canzonava Danilo Toninelli e il Movimento 5 Stelle, dando il meglio di sé, in quanto giornalista di sinistra che, sotto, sotto, odia il Movimento, pur auspicandone una stretta alleanza con il Pd.

Scrive di Toninelli e dei grillini (termine desueto; dovremo coniarne forse un altro): “l’incarnazione più pura del grillismo: l’inadeguatezza al ruolo, mescolata all’ingenuità disarmante, garantiva un sicuro effetto comico”.

Danilo Toninelli è stato ministro delle Infrastrutture, ministero interessato nella custodia di molti beni demaniali dati in concessione.

Ebbene, quando cadde il Ponte Morandi, dopo molti giorni, ripeto, dopo molti giorni venimmo a sapere che, nella compagine sociale di Autostrade per l’Italia S.p.A., dietro Atlantia c’era il gruppo Benetton (ora si chiama Mundys).

Ci volle Roberto d’Agostino a informare gli italiani.

E perché mai non si voleva scoprirlo?

Il gruppo finanziava molti politici, tra cui quelli del Pd, senza fare nomi, Pierluigi Bersani che, a tutt’oggi, non gli ho ancora sentito una reprimenda per le nefandezze sulle mancate manutenzioni e sul crollo.

Ma questo è un fatto secondario.

Vediamo i fatti importanti.

Quando il ministero delle Infrastrutture concesse la tratta autostradale a Autostrade per l’Italia S.p.A. (ASPI), presidente del Consiglio era Romano Prodi. I vice presidenti erano D’Alema e Rutelli. I due ministri economici erano Padoa-Schioppa e Bersani. Ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro.

L’atto di concessione, firmato a ottobre 2007, venne firmato, per lo Stato, da ANAS S.p.A., che agiva in rappresentanza del ministero delle Infrastrutture.   

Nell’atto di concessione, modificato a seguito delle gravissime inadempienze della concessionaria ASPI, erano e sono presenti obblighi di manutenzione, ispezioni, programmi e interventi suoi beni demaniali per garantire la sicurezza agli utenti della strada.

In caso di mancata manutenzione, l’art. 3 prevedeva la fine della concessione come penale. Doveva poi seguire una somma di danaro a favore dello Stato per la cattiva esecuzione della concessione di un bene pubblico.

Invece, gli artt. 9 e 9 bis, prevedevano una somma abnorme che lo Stato doveva pagare alla concessionaria, pur inadempiente.

Ecco, il gotha della politica che Massimo Gramellini, in compagnia di gente come Michele Serra, Massimo Giannini, Giovanni Floris, Bianca Berlinguer e tanti altri, considera seri, affidabili, adeguati, firmarono un contratto sbilanciato a favore del concessionario e minava gli interessi e la sicurezza dello Stato e dei cittadini.

Quelli bravi non fecero nulla. Subirono le richieste degli imprenditori e non mossero un dito per capire se il concessionario stava rispettando gli obblighi contrattuali.

Fu proprio Toninelli a iniziare la procedura di inadempimento con la concessionaria ASPI, conclusa poi con un atto transattivo firmato a ottobre 2021, dove sono previsti 1,5 miliardi di euro per interventi consolidativi e manutentivi di molte tratte stradali.

Ci sono voluti 43 morti per obbligare ASPI a fare manutenzione!

Il contratto, firmato con quelli bravi, non fu sufficiente.

Ecco, dopo la tragedia, chissà se a Massimo Gramellini e a quelli che ho citato, verrà un brivido sulla schiena quando pensano che un Prodi, D’Alema o un Bersani qualunque, siano meglio di Toninelli e del Movimento?


Viewing all articles
Browse latest Browse all 4194

Trending Articles