L’ad della Società dello Stretto, Pietro Ciucci, delinea «per il 2032 l’apertura». La Lega propone un emendamento alla Manovra in cui autorizza la spesa di 6,1 miliardi. Il numero uno Anac, Busia, lancia l’allarme sugli extra-costi

(corriere.it) – Sale a circa 13 miliardi e mezzo di euro il costo del Ponte sullo Stretto. A chiarirlo è l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, spiegando che «la cifra sulla quale abbiamo ragionato finora è 12 miliardi, che però non comprendeva gli aggiornamenti previsti dalla legge», quindi «crediamo che 13,5 miliardi sia il valore aggiornato da traguardare». Il top manager della Stretto di Messina ha fornito una panoramica sul progetto al convegno di Unioncamere di martedì 26 novembre, a cui hanno partecipato, tra gli altri, il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e l’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, la società guida il consorzio Eurolink, che dovrà realizzare il Ponte.

L’allarme Anac
L’aggiornamento del valore del Ponte però «accresce i rischi» di superare i vincoli europei sulla spesa, che non possono superare il 50% di quelli del progetto dell’appalto originario, «uno degli elementi che sin dall’inizio avevo evidenziato», attacca ad alzo zero il presidente dell’Anac Giuseppe Busia. «Ora capiremo di quanto e come» ha detto Busia, sottolineando che «il legislatore ha scelto di non avere il progetto esecutivo complessivo dell’opera, per cui oggi non conosciamo se, come e quanto costerà nel dettaglio tutta l’opera».

«Non si è fatta una gara»
«Questo – ha aggiunto Busia ribadendo quanto detto lo scorso luglio in commissione parlamentare – pone degli interrogativi che riguardano la spesa, essendoci anche dei vincoli dal punto di vista europeo che non possono essere superati, in ragione del fatto che non si è fatto una gara, e pone degli interrogativi più generali sulla funzionalità. Anche qui la trasparenza su tutto il disegno sarebbe ed è un vantaggio per tutti e in primis per chi lo sta costruendo». Busia ha quindi ribadito che «questi problemi sono ad oggi non conosciuti perché il legislatore ha deciso di non arrivare all’avere un progetto esecutivo complessivo e unitario, che quanto mai è necessario in un’opera come un ponte, e quindi probabilmente conosceremo le opere a terra, che sono funzionali a qualcosa di cui non conosciamo esattamente il dettaglio».
Il progetto definitivo
Ma andiamo con ordine. L’approvazione del progetto definitivo, da parte del Cipess, «arriverà a dicembre» ha confermato il ministro Salvini, sottolineando che l’opera creerà 120 mila posti di lavoro. Il 2025 sarà «l’anno della prima attività sul territorio», ha aggiunto il top manager Ciucci, e «prevediamo per il 2032 l’apertura al traffico del Ponte». Salvini si è poi scagliato contro il fronte del No all’opera. «Il Ponte sullo Stretto Stretto serve, stiamo navigando nella giusta direzione anche se qualcuno vuole che la barca affondi, c’è gente che vuole il male dell’Italia». «Tecnicamente non ci sono motivi ostativi» contro l’opera «ma in Italia si fa ideologia su tutto, anche sulle opere pubbliche. Ideologia sulla Torino-Lione, su una fermata dell’Av». Ma il Ponte sarà «un moltiplicatore di sviluppo» e «quando sarà inaugurato non ci sarà più uno contrario», rassicura.
Il più grande investimento dalla nascita del Regno
Sulla stessa linea l’amministratore delegato di Webuid Salini: «Stiamo facendo il più grande investimento da Cavour ad oggi ma si discute di altro, siamo qui a giustificarci di continuo sul perché facciamo questa opera, che è la più bella al mondo, ci dobbiamo arrampicare perché c’è un mondo che è contrario, un mondo che impedisce a questo Paese di essere una potenza industriale». Ormai «sono tutti specialisti della sismica, geologi, laureati su Instagram», ironizza Salini, avvertendo che «se non si fa il Ponte è l’Italia che è sconfitta, il Paese perde una grande vetrina nel mondo».
I benefici economici e sociali

Secondo lo studio presentato al convegno di Unioncamere, e commissionato da Unioncamere Sicilia a Uniontrasporti e Openeconomics, il Ponte produrrà nel tempo «benefici economici e sociali ben superiori ai suoi costi». Infatti «già durante la fase cantieristica l’opera sarà in grado di apportare un
contributo di 23,1 miliardi al Pil, creare 36.700 posti di lavoro stabili e alimentare con 10,3 miliardi complessivi di euro le entrate fiscali nelle casse dello Stato», sottolinea il rapporto. Ma gli oppositori al Ponte replicano: «Quello che sta facendo Salvini con il ponte è vergognoso, non solo spendere oltre 14 miliardi di euro per un’opera discutibile, ma tenendo
riservate le clausole sulle penali in caso di recesso dello Stato dal progetto», attacca il leader di Avs, Angelo Bonelli, da sempre in prima linea contro l’opera che critica la formazione del Cipess «nel quale non c’è nessun esperto di ponti come quello che si vorrebbe realizzare sullo stretto».
L’emendamento in manovra
Proprio in questi giorni e proprio per «consentire l’approvazione da parte del Cipess, entro l’anno 2024, del progetto definitivo del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria», attraverso il Ponte sullo Stretto, «nelle more dell’individuazione di fonti di finanziamento atte a ridurre l’onere a carico del bilancio dello Stato, è autorizzata la spesa complessiva di 6.962 milioni di euro». A questo scopo «è autorizzata la spesa di 6.132 milioni di euro, mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027», prevede un emendamento alla manovra di Stabilità presentato in commissione Bilancio della Camera del capogruppo della Lega Riccardo Molinari.
Il riparto dei fondi destinati a Sicilia e Calabria
«Si tratta di fondi Fsc aggiuntivi ai 1.600 milioni già prelevati dallo stesso Fondo a Sicilia e Calabria per finanziare il Ponte, come si specifica nel secondo comma dell’emendamento della Lega». Inoltre, «per la realizzazione delle opere connesse alla realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, come individuate dal Cipess sulla base delle proposte trasmesse dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti all’esito della Conferenza di servizi è autorizzata la spesa complessiva di 500 milioni di euro, in ragione di 90 milioni di euro per il 2027, 180 milioni di euro per il 2028, 160 milioni di euro per il 2029, 70 milioni di euro per il 2030».