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Il consenso non è per sempre

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Il partito di Giorgia Meloni al 27,7% (+0,9%), il Partito democratico al 22,6% (+1,5). Il M5S in calo al 13%, la Lega resta stabile (8,7%) sopra a Forza Italia (8%)

(di Nando Pagnoncelli – corriere.it) – Come ogni mese ci occupiamo dello scenario politico del Paese. Il mese che si conclude ha visto molti accadimenti degni di nota. Il primo elemento è l’elezione della Commissione europea, con una maggioranza ridotta e con diversi riposizionamenti che hanno portato a una maggioranza fluida e forse non del tutto solida. Tuttavia, per l’Italia il risultato vede la vittoria di Fitto, su cui convergono alla fine sia i voti di FdI che del Pd (con qualche distinguo). Alcuni altri elementi da sottolineare, in ordine sparso, sono la discussione sulla manovra di Bilancio e le divisioni nella maggioranza, divenute esplicite proprio negli ultimi giorni con il voto sul canone Rai per la compagine di governo, mentre per l’opposizione sono da evidenziare almeno i risultati delle Regionali in Umbria ed Emilia-Romagna, che hanno visto la vittoria del centrosinistra, caratterizzata da un irrobustimento del Pd e dalle vicende interne al M5S, quest’ultimo ancora in difficoltà nella conclusione della Costituente.

Le ricadute sull’elettorato italiano danno questo mese alcuni segnali meritevoli di attenzione. In primo luogo, vediamo un apprezzabile calo delle performance dell’esecutivo e della presidente del Consiglio. Il governo, rispetto a un mese fa, perde 3 punti nel consueto indice di apprezzamento (% di valutazioni positive su chi si esprime, esclusi quindi coloro che non si esprimono) e si colloca al 42, il punto più basso dall’insediamento. E lo stesso avviene per Giorgia Meloni, che evidenzia un indice di 43, anch’esso in calo di 3 punti e anch’esso il più basso dalla fine del 2022. Su questi risultati sembrano pesare almeno tre elementi: la manovra di Bilancio che chiede sacrifici e tende a non essere soddisfacente per molti segmenti sociali; le divisioni sempre più evidenti nella compagine di governo che tendono anche a insidiare il posizionamento di guida solida di cui godeva Giorgia Meloni e infine il risultato delle Regionali recenti, che hanno penalizzato il centrodestra soprattutto in Umbria.

Le intenzioni di voto segnalano anch’esse alcuni cambiamenti interessanti. Fratelli d’Italia fa segnare una crescita di quasi un punto: rimane il partito di riferimento della maggioranza anche a fronte di un relativo logoramento dell’apprezzamento dell’esecutivo e si colloca al 27,7%. Perde invece quasi un punto Forza Italia, stimata all’8%. L’eccesso di distinguo degli ultimi mesi e alcune posizioni (sugli extraprofitti delle banche, sul rifiuto della riduzione del canone Rai) hanno forse creato qualche malumore. Stabile invece la Lega, che torna sopra Forza Italia e si colloca all’8,7%.

Nell’opposizione i dati evidenziano una crescita importante del Pd, che avanza di 1,5 punti rispetto al mese scorso e si colloca al 22,6%. I risultati delle Regionali recenti hanno confermato e rafforzato il predominio del Pd nel centrosinistra, enfatizzando il suo ruolo di partito coalizionale e hanno anche mostrato la presenza di una classe dirigente giovane e molto legata al territorio (sia la presidente dell’Umbria che quello dell’Emilia-Romagna sono due ex sindaci). Il Movimento 5 Stelle segnala invece un decremento di circa un punto ed è oggi stimato al 13%. È certo un calo, ma tutto sommato non drammatico, se si pensa ai risultati poco confortanti di questa formazione nelle recenti Regionali e al percorso della Costituente. Si conferma insomma, almeno sulla carta, che i pentastellati hanno poco appeal nelle elezioni locali, ma potenzialità decisamente più interessanti quando si passa alle elezioni politiche. Stabili tutte le altre forze, con variazioni poco rilevanti.

Rimane da dire dei leader. In questo caso l’unica variazione apprezzabile riguarda Giuseppe Conte che perde ben quattro punti rispetto a ottobre e si colloca a 24,5 punti sotto Elly Schlein, stabile al 29. Per il resto non emergono variazioni degne di nota. In sostanza una situazione di relativa difficoltà per la compagine di governo, divisa al proprio interno, che fatica a indicare una visione del Paese, come emerge da una manovra finanziaria «difensiva» e in cui anche il ruolo di Giorgia Meloni risulta in parte appannato. E un’opposizione che tende a ridefinire i rapporti di forza, ma in cui presumibilmente, per il Movimento 5 Stelle, sarà necessario, una volta concluso il percorso Costituente, trovare un proprio posizionamento più preciso e connotato. Una situazione fluida quindi, il cui assestamento sarà probabilmente complesso.


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