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E la Schlein continua a stare zitta…

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Se oggi c’interroghiamo sull’assordante silenzio di Elly Schlein e del Partito Democratico in merito agli scontri di piazza che i cosiddetti antagonisti ingaggiano […]

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – Se oggi c’interroghiamo sull’assordante silenzio di Elly Schlein e del Partito Democratico in merito agli scontri di piazza che i cosiddetti antagonisti ingaggiano con la polizia dall’inizio dell’anno (violenza deflagrata il 23 febbraio a Pisa con il corteo Pro Pal manganellato dai celerini) non è certo per dare spago alla destra televisiva. Il cui palinsesto si nutre dei giovanotti che bruciano, in effige, la trimurti Meloni, Salvini e Valditara. Neppure infieriremo sugli ostaggi volontari della sinistra che in quegli studi, segue dibattito, impapocchiano le solite generiche condanne della violenza “da respingere sempre”, ma tu pensa. Dalla segreteria dem, in sintonia se non generazionale sicuramente culturale con una spinta ribelle del cambiamento, ci saremmo aspettati un’analisi non convenzionale che riflettesse sulle origini di una protesta giovanile sempre più fiammeggiante. Infatti, continuare a baloccarsi con la formuletta delle “poche frange violente” serve soltanto a mettere la polvere sotto il tappeto. Dal momento che non “Libero” o Del Debbio ma una testata non certo schierata con il governo come “La Stampa” titola un crudo reportage sugli scontri di venerdì con una parola che sembra riemergere da un oscuro passato: “A Torino la protesta si fa guerriglia”. Guerriglia. A questo punto la sinistra raziocinante dovrebbe dire la sua. Potrebbe, per esempio, dare ragione allo psichiatra e scrittore Vittorino Andreoli quando afferma che “troppi giovani sono eroi del nulla che cedono alla violenza senza uno scopo” (“La Stampa”). Una visione tutt’altro che minimizzante che scava nelle radici di un male esistenziale di “una vita senza ambizioni e senza interessi”, di ragazzi “non inseriti in senso positivo nella società”, senza “la percezione del futuro”. Non crediamo invece che la Schlein voglia insistere troppo sulle tesi che interpretano gli scontri di piazza come segnale allarmante di una tensione sociale esplosiva, e alla lunga incontrollabile, negli atenei e nelle periferie urbane. Non soltanto perché certi concetti vanno maneggiati con cura (ne sa qualcosa il leader della Cgil, Maurizio Landini processato come una specie di bombarolo dai soliti noti per una frase sulla “rivolta sociale”). Ma anche perché così facendo la segretaria confermerebbe, con tutt’altre intenzioni, la propaganda governativa che già evoca gli Anni di Piombo, con tutto ciò che ne segue. Attenzione anche al brutto clima che si sta creando tra le forze dell’ordine, con gli agenti spediti in ospedale dai dimostranti con “le facce di figli di papà” (Pier Paolo Pasolini). Attenzione ai sindacati di polizia, sempre più schiacciati sulla destra securitaria dei Delmastro e Salvini. E attenzione all’opinione pubblica, soprattutto la più neutrale, che osserva e giudica (non bene) certi silenzi dell’opposizione. Forza Elly, di’ qualcosa.


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