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Un solo ministro dopo Fitto: Foti può tenere tutte le deleghe

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Il capogruppo favorito per la successione

(Di Lorenzo Giarelli – ilfattoquotidiano.it) – Tutto nelle mani di Tommaso Foti, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Giorgia Meloni sembra avere ormai scelto. Al posto di Raffaele Fitto, che si è dimesso per diventare vice-presidente della commissione Ue, la premier è intenzionata a non spacchettare le deleghe (Pnrr, Coesione, Sud, Affari Ue), soluzione che sembrava essere la più probabile all’inizio della scorsa settimana.

Esclusi man mano i vari nomi dal toto-ministri (su tutti, la numero 1 del Dis Elisabetta Belloni), Foti potrebbe giurare già oggi, seguendo uno schema già collaudato da Meloni quando si è trattato di sostituire Gennaro Sangiuliano alla Cultura con Alessandro Giuli. Fuori un ministro di FdI, dentro un suo collega di partito in tempi il più rapidi possibili.

Meloni ha incontrato Foti a Palazzo Chigi mercoledì, lo stesso giorno in cui la premier ha pranzato col presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale. In quelle ore si è deciso per il cambio di strategia: non più deleghe distribuite a ministri e sottosegretari – per il Pnrr si era pensato ad Alfredo Mantovano – ma tutto in capo a un unica persona e senza bisogno di rimpasti, come peraltro avrebbe suggerito lo stesso Fitto.

Un modo per provare a mettersi alle spalle giorni turbolenti in maggioranza, non del tutto rasserenati neanche dall’assemblea di Noi Moderati a cui ieri hanno partecipato tutti i leader di centrodestra (Meloni, come Matteo Salvini, soltanto in video). Occasione in cui la premier ha minimizzato le liti interne: “Siamo forze politiche diverse, ma siamo forti e coesi perché riusciamo sempre a fare sintesi”. Uno slancio di ottimismo azzardato, viste le reciproche provocazioni tra alleati proseguite durante tutto il giorno, con Salvini che rimprovera Antonio Tajani sulla difesa comune Ue: “Bisogna andarci cauti, l’Ue vota per i missili a lunga gittata, serv buonsenso”. E Maurizio Lupi che definisce “disumana” la proposta del Carroccio di aumentare da 1 a 2 anni il tempo necessario per i ricongiungimenti familiari: “È il contrario dell’idea di integrazione che abbiamo, interverremo”. Ma la Lega non è in vena di sconti: “Disumana non è la nostra norma – dice il sottosegretario Nicola Molteni – ma chi illude i migranti prospettando loro opportunità che non possono essere garantite”.

Questa la temperatura in maggioranza. Abbastanza per tenersi alla larga da un rimpasto e dalle conseguenti trattative, visti anche gli appetiti degli alleati. Non tanto di Salvini, in questo momento non in grado di batter cassa, ma di Forza Italia e di Noi Moderati, che sgomitano per avere più spazio viste pure le rispettive “campagne acquisti” di successo in Parlamento. È anche per sbarrare la strada a loro che il leader della Lega, qualche giorno fa, ha rivendicato il proprio atteggiamento responsabile nel non chiedere altre poltrone, chiarendo che al posto di Fitto sarebbe dovuto andare un esponente di FdI. Così sarà.


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