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Picierno: “In Europa M5S in linea con Salvini, certi amori non finiscono”

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L’eurodeputata Pd: “Le coalizioni non sono fatte da somme aritmetiche, ma dalla unione su un progetto”

Pina Picierno, europarlamentare Pd

(di Giovanna Vitale – repubblica.it) – Roma — «Trovo francamente ridicolo che il capo del M5S, partito iscritto in Europa a un gruppo politico che si chiama Left, venga proprio a Bruxelles a dire che fra destra e sinistra non c’è differenza, che si tratta di uno schema novecentesco, superato», trasecola Pina Picierno, vice presidente pd dell’Eurocamera.

Perché onorevole?

«Delle due l’una: o Conte non conosce l’inglese o non sa cosa significa la parola “sinistra”. In entrambi i casi si tratta di dichiarazioni che raccontano della credibilità del personaggio. D’altra parte non c’è da stupirsi: uno che non è stato in grado di scegliere tra Trump e Harris non può certo essere considerato affidabile».

Ha anche dato, di nuovo, del bellicista al Pd sull’Ucraina.

«Il punto sempre poco sottolineato è che ha la stessa posizione di Salvini. Evidentemente certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Si professa progressista, ma non esiste un progressismo che non sia di sinistra. Eppure sull’Ucraina continua a votare come il leader della Lega. In modo differente non solo dal Pd, ma anche da Carola Rakete, che sta in Left e certo non la si può definire una guerrafondaia».

È una posizione strumentale?

«Io credo che Conte utilizzi come pretesto il dramma degli ucraini per sostenere un atteggiamento ambiguo sulla violenza totalitaria di Putin. Chi si dichiara antifascista non può non condannare l’aggressione imperialista del Cremlino. L’Europa nasce con la pace e per la pace, ma la neutralità rispetto a un dittatore sanguinario come il presidente russo è un lusso che non ci possiamo permettere».

Conte ha anche detto che se si votasse domani il M5S andrebbe da solo.

«Dimostra come sia più interessato al suo tornaconto spicciolo che al futuro del Paese. Per battere le destre che in Italia stanno facendo un sacco di guai serve una coalizione perché il Pd da solo non basta. Viene da pensare che, dopo la vittoria del suo vecchio amico di Trump, Conte stia pensando a come ricollocarsi nello scenario italiano ed europeo. Non dimentichiamo che si è già alleato con Salvini e ha cambiato posizione sulle spese militari e sulla politica estera mille volte».

Ma se è un voltagabbana, come mai il Pd continua a inseguirlo come alleato privilegiato?

«La prima cosa che il centrosinistra deve fare adesso è occuparsi della proposta politica e programmatica da mettere in campo per il Paese. Le coalizioni non sono fatte da somme aritmetiche, ma dalla loro capacità di unirsi attorno a un progetto per l’Italia».

Lei realisticamente pensa che ci siano le condizioni per farlo?

«A oggi le distanze fra Pd e 5S sono importanti. Quindi fa benissimo la segretaria Elly Schlein a raccontare agli italiani la nostra visione del futuro, spiegando cosa vuol fare il Partito democratico sulle politiche industriali, la sanità, i diritti sociali e civili, la transizione ecologica. Ecco, dobbiamo insistere su questa strada, confidando che prima o poi possa incrociare quella delle altre forze progressiste. E se alla fine dovessimo registrare divisioni abissali, ne prenderemo atto».


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