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Conte: “Prima delle elezioni programma progressista o non saremo della partita”

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Il presidente del M5S da Bruxelles: “I dem, votando von der Leyen, hanno commesso un errore grave. Così hanno sprecato una golden share. Dirottiamo i finanziamenti bellici sull’automotive”

Il presidente del M5S Giuseppe Conte

(Claudio Tito – repubblica.it) – Bruxelles — «Quando si tornerà al voto, a scadenza naturale o magari prima, ci confronteremo con le forze dell’area progressista per definire un programma chiaro e condiviso. E questo riguarda anche il Pd». Nello studio dell’europarlamentare 5 Stelle Giuseppe Antoci, uno dei pochi ad avere misure di sicurezza di altissimo livello a causa delle continue minacce di mafia, Giuseppe Conte spiega il suo progetto politico. Che può continuare dopo aver sconfitto Beppe Grillo nelle urne del Movimento. Un percorso che parte dall’idea che sia superato lo schema novecentesco «destra/sinistra», che ci sia un «deficit di politica complessivo» dimostrato dalla «debolezza» della nuova Commissione Ue, dal «disastro» del governo Meloni e dalla «carenza di leadership europea», e prende la prima forma nella richiesta di dirottare i soldi dell’Unione per le armi al fine di aiutare uno dei settori industriali più in crisi del nostro Continente, l’automotive. Per questo ha spedito una lettera a Ursula von der Leyen, e alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: «E spero che la firmino anche i Democratici, Renew, i Verdi e tutti quelli consapevoli che gli europei non vogliono nuove armi, missili o carrarmati ma garanzie per il loro futuro». È questa la base da cui dovrebbe muoversi il centrosinistra? «Intanto — premette — il campo largo come i campi di varia misura sono formule giornalistiche per alimentare un dibattito sempre più stanco. Siamo disponibili a collaborare con le forze progressiste affidabili. Ma con un programma utile a cambiare davvero il Paese. E di certo questo punto sarà dirimente. Se non si scardinano i privilegi per una società più equa, noi non potremo essere della partita». Quindi alleati con il Pd solo a queste condizioni? «Sulla base di un accordo programmatico. Anche perché noi non ci possiamo annacquare e non possiamo farci schiacciare in una logica governista. Non è nel nostro dna. Abbiamo ripetuto al Pd che siamo pronti a collaborare obiettivo per obiettivo».

L’ex premier viene raggiunto prima dall’eurodeputato Pasquale Tridico e quindi da tutta la delegazione. Si siede davanti a un tavolo e riprende a parlare: «L’Europa sta perdendo competitività. Basti pensare al costo dell’energia in Italia ma anche in Germania. Io sono favorevole alla Difesa comune europea ma bisogna farla davvero e non a parole. Così ci stanno solo portando ad un riarmo forsennato». Ma bloccare le armi all’Ucraina significa consegnarla alla Russia. «Tenga d’occhio il mio amico Tusk, il primo ministro polacco, che da gennaio sarà presidente di turno dell’Ue e che certo non può essere sospettato di essere amico di Mosca. Se lo conosco bene sta preparando una mediazione per arrivare ad un cessate il fuoco. È la dimostrazione che non serve una politica parolaia». Quindi l’azione diplomatica deve muoversi insieme a questa iniziativa che sposta i fondi dalla Difesa all’automotive? «Ma guardi che se ci fosse stata volontà politica, la pace già ci sarebbe. E invece preferiamo correre verso il baratro di un conflitto nucleare». Il leader penstastellato, però, non ripone molta fiducia negli attuali vertici dell’Unione: «L’intera Europa ha perso leadership politica. La nuova Commissione nasce indebolita. Lo spostamento a destra è inspiegabile. Un asse malfermo tenuto insieme solo dal riarmo e dal sostengo all’industria bellica». Per questo, «il Pd il mese scorso ha commesso un errore grave ad associarsi a questo asse. Aveva in mano una golden share e l’ha sprecata». Però per Giorgia Meloni è stata un’occasione? «A me pare che da parte di Meloni ci sia soprattutto grande incapacità. Quale sarebbe la sua visione? Io non la colgo. Purtroppo la sua miopia è condivisa in Europa».

Quindi anche lei ritiene che con l’arrivo di Trump sarà più facile porre termine alla guerra in Ucraina? «Il nuovo presidente americano pone uno scenario complesso. A partire dal ruolo della Nato. L’Ue rischia di rimanere schiacciata dalla richiesta di maggiori soldi per soddisfare le esigenze degli Usa e della GB. Ne spendiamo altri per acquistare gli F35 (caccia militari, ndr) che ormai non servono a niente perché le guerre si fanno con i droni. Facciamo la Difesa europea, ma per davvero. Mettiamoci intorno a un tavolo a discutere cosa ci serve, cosa comprare, creare un’industria comune. L’elezione di Trump ci pone questi temi».


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