
(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Mi sa che Striscia la notizia ha vinto comunque. Anche se ieri Pier Silvio Berlusconi ha dichiarato che, alla veneranda età televisiva di 37 anni, l’appuntamento dell’ora di cena (residuo momento di focolare domestico, prima che la famiglia si sparpagli tra le smart-tv) sta attraversando «un momento faticoso». E persino se un giorno Striscia non esistesse più. Perché il programma di Antonio Ricci, unico divo della tv a non essere praticamente mai andato in tv, è già dappertutto.
I social hanno preso il suo linguaggio, il trattamento sarcastico e surreale dell’attualità, la denuncia condita dallo sghignazzo. Il Salvini onni-borbottante gli ha rubato l’idea del Gabibbo, al quale assomiglia anche un po’. E i «meme» sono stati inventati da Striscia quando ancora nessuno sapeva come si chiamassero. Mentre certe performance su TikTok sono la versione ancor più liofilizzata dei micro-monologhi di Ezio Greggio a «Drive In», che all’epoca parvero rivoluzionari proprio per la loro brevità. (Venivamo dalle irresistibili barzellette di Walter Chiari, che però duravano mezz’ora).
In fondo anche l’altra grande invenzione di Ricci, Beppe Grillo, è ormai dappertutto. Ogni partito politico, mica solo i Cinquestelle, parla la lingua populista dei primi comizi scritti da Ricci per il giovane comico in gilet di «Fantastico 1979». Per quanto quelli, ne ricordo uno profetico sulle banche, facessero più ridere e fossero decisamente più seri.