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“Più morti in strada”: i numeri degli incidenti sbugiardano Salvini

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Il nuovo Codice al via: annunci e realtà – Ministro-trombone. Lui dice: “Un quarto di incidenti in meno”. Per Asaps si basa su dati sbagliati perché “dimentica” quelli dei vigili urbani: “Vittime aumentate rispetto a un anno fa”

(Di Salvatore Frequente – ilfattoquotidiano.it) – Esulta con toni trionfalistici, ma subito dopo viene smentito dai dati. Da diversi giorni Matteo Salvini, tra dirette social e dichiarazioni alla stampa, elenca i grandi successi ottenuti dal nuovo Codice della strada: “Nei primi 15 giorni” dall’entrata in vigore “i morti sono diminuiti del 25%, passando dai 67 del 2023 ai 50 dello stesso periodo di quest’anno (2024, ndr)”. E questo, sottolinea, “significa fare buona politica”. “Abbiamo salvato vite e questo è il compito di un ministro”, ha aggiunto ieri durante un collegamento video nel corso di un evento a Salorno. Con lui si complimentano anche i parlamentari del suo stesso partito: “La linea di Salvini è quella giusta”, ha commentato la deputata leghista Simona Loizzo.

A spegnere gli entusiasmi del vicepremier e del Carroccio ci pensa però l’analisi del centro studi dell’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale (Asaps). Quelle dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture e Trasporti sono “fuorvianti” e “imprecise”, replica il presidente Giordano Biserni che, dati alla mano, smentisce categoricamente quanto affermato da Salvini: i morti negli incidenti stradali non solo non sono diminuiti, ma sono addirittura aumentati rispetto allo stesso periodo del 2023.

Tutto questo perché i numeri citati da Salvini non sono completi: “I dati, riportati dal ministro come generali – spiega l’associazione – si riferiscono solamente agli scontri mortali rilevati da polizia stradale e carabinieri che rappresentano solamente il 34% degli incidenti con lesioni rilevati in Italia, in quanto il restante 66% viene rilevato dalle polizie municipali”. Tra l’altro proprio quei dati non presi in considerazione da Salvini riguardano soprattutto gli incidenti in ambito urbano “dove maggiori sono le collisioni stradali con morti e feriti”.

Il centro studi di Asaps presenta così i dati complessivi: un rilevamento basato su fonti pubbliche (web e giornali) sviluppato in collaborazione con l’Associazione Lorenzo Guarnieri. E quello che viene fuori è un quadro tutt’altro che positivo. Nei 15 giorni successivi all’entrata in vigore delle modifiche al Codice della strada sono morte in Italia almeno 111 persone, più del doppio delle 50 alle quali ha fatto riferimento Salvini. La mortalità nello stesso periodo rilevata da Asaps nel 2023 risultava essere invece di 110 persone. Quindi un morto in più e non il 25% in meno tanto decantato dal vicepremier.

Ieri è stato anche diffuso un comunicato congiunto di Viminale e ministero delle Infrastrutture per evidenziare la “significativa riduzione degli incidenti stradali e dei feriti” a Capodanno: 429 incidenti stradali (rispetto ai 482 dello scorso anno), 240 feriti (erano 305 del 2024) mentre le vittime sono passate da 10 a 9. “L’impegno delle forze dell’ordine, insieme con la crescente consapevolezza da parte dei cittadini, ha consentito di registrare un risultato significativo per quanto riguarda il calo degli incidenti e delle loro tragiche conseguenze”, ha commentato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, seguendo l’esempio del collega Salvini. Ma anche in questo caso i dati si basano solo sulle comunicazioni di polizia e carabinieri.

Il centro studi Asaps analizzando i dati dal 29 dicembre al primo gennaio 2025, registra 23 vittime in 22 scontri mortali contro i 21 decessi in 18 incidenti nello stesso periodo dell’anno precedente. In totale, pertanto, dall’entrata in vigore delle modifiche al Codice della strada (14 dicembre) a Capodanno 2025 in Italia ci sono stati 134 morti in 125 incidenti, contro 131 vittime in 115 collisioni mortali di un anno prima. Risultato: tre in più. “Sulle strade italiane purtroppo si continua a morire come nel 2023”, commenta Asaps.

Tra l’altro la stessa associazione sottolinea che i dati da loro pubblicati sono sottostimati in quanto si considerano solamente gli incidenti stradali con persone morte sul colpo o nei giorni immediatamente successivi e non tiene conto, invece, dei morti entro 30 giorni dall’evento.

Asaps così richiama il ministro: “La valutazione di un provvedimento normativo non può essere fatta in un periodo così limitato di tempo e con dati incompleti, ma dovrebbe avere un monitoraggio più lungo, continuo nel tempo e con dati affidabili”. E invita i ministeri a “consolidare in maniera tempestiva anche i dati di mortalità provenienti dalle polizie municipali che rilevano gli scontri con lesioni in ambito urbano dove maggiori sono le collisioni stradali con morti e feriti”.

Ma Matteo Salvini non demorde e tira dritto: “Le nuove regole sono state oggetto di una campagna di falsità senza precedenti, ma i primissimi dati sono confortanti e smentiscono molti detrattori”, afferma ancora il ministro. “Al di là delle polemiche alla Vasco Rossi”, i dati “sono molto positivi. Se riusciamo a ridurre incidenti e salvare vite non possiamo che essere felici”, ha ribadito ieri pomeriggio durante una diretta social.

In serata, con una nota, il ministero delle Infrastrutture conferma che i dati sono stati raccolti solo da polizia e carabinieri “esattamente secondo gli stessi criteri del passato” e si scaglia contro chi polemizza: “Accusare di falsità perfino queste statistiche è un attacco alle forze dell’ordine e al loro immenso sforzo per rendere più sicure le strade italiane, obiettivo che dovrebbe unire e non dividere la politica”. Le polemiche però riguardavano le dichiarazioni del ministro basate sui dati parziali, non sulla veridicità dei numeri di polizia e carabinieri.

Ma non c’è solo la guerra dei numeri. Il sindacato CSA denuncia anche la mancanza di formazione obbligatoria sugli aggiornamenti normativi del Codice della Strada. “Le recenti modifiche normative hanno portato cambiamenti significativi. Sebbene questi aggiornamenti siano essenziali per migliorare la sicurezza stradale, manca un sistema strutturato e obbligatorio che garantisca agli operatori le competenze necessarie per applicarli correttamente”, denuncia Samuele Palazzese Walter, dirigente sindacale CSA-Genova. “Questa lacuna – sottolinea – è ulteriormente aggravata dall’ambiguità normativa, che consente alle istituzioni di evitare investimenti sulla formazione obbligatoria, scaricando responsabilità e rischi sugli operatori e, di riflesso, sui cittadini”. Senza formazione – viene fatto presente – aumenta il rischio di “errori procedurali” e “gli agenti si trovano esposti a procedimenti disciplinari, civili e penali per errori commessi in buona fede”, spiega Palazzese che “per sottolineare l’urgenza” del tema ha anche inviato una Pec proprio a Salvini chiedendo “un intervento immediato per colmare questa lacuna normativa e operativa”. Ma forse il ministro leghista, in questi giorni, è troppo impegnato a promuovere i “successi” delle nuove norme da lui volute.


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