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“Gas, mosca chiude i rubinetti”. Ma è kiev

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(ilfattoquotidiano.it) – Se in questi giorni un lettore disattento della grande stampa si fosse fermato ai titoli potrebbe essersi convinto che dal primo di gennaio la Russia ha deciso di non fornire più gas all’Europa attraverso i gasdotti. “Gas, la Russia blocca i flussi via Ucraina”, titolava giovedì, per dire, il Sole 24 Ore. “Gas russo, chiusa la via Ucraina”, ci informava il Corriere della Sera, come se fosse un evento senza un attore. Stessa linea del Messaggero: “Stop al gas del Cremlino. Kiev: ‘È la sconfitta russa’”.

La decisione, come noto, in realtà è dell’Ucraina, che ha deciso di non rinnovare gli accordi quinquennali per il passaggio del gas russo attraverso i suoi territori. Una scelta ovviamente legittima, tanto più che parliamo di un Paese invaso da Mosca, ma che ha diverse conseguenze. Di fatto è la fine delle forniture russe all’Europa, almeno quelle dirette via tubo (resta il gas liquefatto, il cui import europeo da Mosca sta salendo a livelli record). Un danno enorme per il Cremlino, che rinuncia a entrare miliardarie, anche se ridotte al lumicino rispetto al periodo pre-guerra, ma anche, in piccolo, per l’Ucraina che rinuncia ai diritti di transito pagati dalla Russia. La più danneggiata è però l’Europa, che perde il suo fornitore a basso costo che per quasi 20 anni, specie per Paesi come la Germania, ha alimentato l’industria manifatturiera a prezzi assai bassi. Un colpo forte anche per Paesi fortemente dipendenti dal gas russo, come Ungheria, Slovacchia e Austria. “Prezzi su, ma il metano c’è”, avvisa però il Corriere. Insomma, nulla di cui preoccuparsi. A parte l’esplosione delle bollette, che è costata all’Ue una crisi energetica da cui non si è ancora ripresa.


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