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Cecilia Sala, il patto con gli Usa e l’Iran: la giornalista è di nuovo a casa

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Il rientro a Roma – La premier e l’Aise. Mano libera da Trump (purché entro il 20-1). Il ruolo di Caravelli volato a Teheran. Il caso dei 3 cellulari dell’iraniano fermato

(Di Riccardo Antoniucci – ilfattoquotidiano.it) – Cecilia Sala è libera, dopo 20 giorni di prigionia nel famigerato carcere iraniano di Evin. Era stata arrestata il 19 dicembre, tre giorni dopo il fermo in Italia dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini su mandato degli Stati Uniti (dove è accusato di aver venduto tecnologia alle guardie rivoluzionarie iraniane), con motivazioni mai chiarite. Solo una generica “violazione delle leggi della Repubblica islamica” che il ministero della Cultura iraniano, che si occupa dei media e dei visti ai reporter esteri il 30 dicembre. 11 giorni dopo l’arresto e tre dopo che i media avevano cominciato a scriverne, il 27 dicembre. La madre ha dichiarato che già dal giorno prima aveva “un forte sentore” che sua figlia stesse per tornare: “Stavamo preparando un prossimo pacco per Cecilia… alla fine abbiamo deciso di no. Erano solo sensazioni, ma stava nascendo una certezza”, ha detto Elisabetta Vernoni.

La giornalista del Foglio e Chora Media è atterrata ieri alle 16.15 all’aeroporto di Ciampino, ha riabbracciato il compagno e collega Daniele Raineri, poi i genitori e subito dopo ha incontrato la premier Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, lì ad attenderla. Ai giornalisti è stato impedito di accedere all’area, ma i familiari hanno diffuso alcune immagini dei primi istanti del suo arrivo. Poi un audio indirizzato da Sala alla redazione di Chora Media: “Ciao, sono tornata”. Dopo i primi abbracci, i complimenti di Meloni , “sei stata forte”, “non dire niente, adesso devi solo stare serena”, Sala è stata sentita dai Ros dei carabinieri per un paio d’ore, ancora a Ciampino. Poi è tornata a casa nella Capitale a tarda sera. Intercettata dalle telecamere ha ringraziato il governo per la liberazione. Al padre ha detto “Finalmente questa parentesi si è chiusa”.

In una nota, Palazzo Chigi ha ringraziato “l’intenso lavoro sui canali diplomatici e di intelligence”. Sul Falcon 900 della Compagnia aeronautica italiana (usata dai servizi per le missioni di rimpatrio dal 1969) mandato a prenderla c’era anche il capo dell’Aise Gianni Caravelli. Mentre l’areo era ancora in volo, il ministro della Giustizia Carlo Nordio entrava in un vertice a Palazzo Chigi e le agenzie battevano l’indiscrezione di una prossima scarcerazione di Abedini. I giornali iraniani riprendono subito la notizia, ma poi il ministro smentisce davanti alle telecamere: “L’incontro era sulla separazione delle carriere”, dice, e sull’estradizione si esprimeranno i giudici..

Il governo Usa non si sbilancia. Il Dipartimento di Stato ha confermato però indirettamente il legame con la vicenda di Abedini, sottolineando che il programma di droni del regime di Teheran “è pericoloso e mette a rischio la pace”, e ribadendo che l’Iran deve “rilasciare immediatamente i cittadini di molti altri Paesi detenuti illegalmente, spesso per utilizzarli come leva politica”. In Iran i media danno per certa la liberazione di Abedini, i retroscena sottolineano che a giocare in favore della liberazione rapida di Sala sia stato il conflitto politico interno, tra la corrente dei riformisti rappresentata dal presidente Masoud Pezeshkian e quella conservatrice dei pasdaran, che controllano carceri e magistratura (e ministero della Cultura). Dopo la missione di Meloni da Trump il 4 gennaio, dal lato iraniano il primo spiraglio si è aperto del resto il 6, quando la portavoce del ministro degli Esteri Abbas Araghchi, negoziatore dell’accordo sul nucleare e “riformista pragmatico”, ha dichiarato che l’arresto di Sala non era una ritorsione per Abedini.

Uno dei cardini dell’accordo tra Italia e Iran, dicono gli oppositori del regime nella diaspora, sarebbe proprio “la promozione del nuovo presidente” dice Davood Karimi dell’Associazione rifugiati politici iraniani “e l’invito in Italia di Peseshkian da parte del governo Meloni”. Un accordo con Teheran che l’associazione condanna come “ripugnante”.


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