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Gaza e fuck checking

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(Tommaso Merlo) – Biden passerà alla storia come il presidente complice del genocidio a Gaza. È lui che ha dato a Netanyahu i mezzi per compiere lo sterminio. Lo ha coperto politicamente e gli ha fornito le armi per ammazzare migliaia di donne e bambini colpevoli solo di essere d’intralcio ai deliri sionisti. Fatti che contano più di mille discorsi. I Tribunali Internazionali non riusciranno ad arrivare a Biden, ma la condanna storica non gliela leva nessuno. Gli bastava una telefonata, gli bastava minacciare quel criminale di guerra di Netanyahu di lasciarlo a secco. Ed invece non ha fatto nulla. Un peccato di omissione che lo condanna all’inferno perpetuo, una vergogna politica che è costata la Casa Bianca a tutto l’establishment democratico. Non lo ammetteranno mai, ma è il genocidio di Gaza che ha convinto milioni di elettori democratici a starsene a casa decretando la vittoria di Trump. Non lo ammetteranno mai, ma sono le rivolte nei campus universitari ed i cortei ad essere costati la poltrona alla Harris. Una donna e pure di colore e una procuratrice sconfitta malamente da un vecchio suprematista bianco e pure pregiudicato. Uno smacco impensabile. Una sconfitta morale prima che politica e che si deve ad una ipocrisia tale da minare alle fondamenta la scarsa credibilità residua dell’establishment di “sinistra”. Un epocale dito medio. Mentre milioni di cittadini americani indossavano la kefiah palestinese e gridavano al cielo il loro dolore, i loro parlamentari si alzavano ad applaudire quel criminale di guerra di Netanyahu vergognosamente invitato in quel di Washington e firmavano assegni in bianco. Un orrore che ha mostrato al mondo cosa sia il lobbismo ed i rischi che corre l’umanità intera se non vi pone rimedio. Altro che democrazia, altro che potere al popolo. In America i politici servono i potentati che gli sponsorizzano la carriera invece che i loro elettori e il bene comune. Il potere politico è divento una merce a disposizione delle lobby che possono permetterselo. Come se il capitale avesse stravinto l’atavica guerra non solo col lavoro ma anche con la democrazia. Con lobby talmente ricche da comprarsi entrambi gli schieramenti politici in modo che il banco vinca sempre. Un sistema talmente collaudato da funzionare perfino con un genocidio, con la lobby pro Israele che di fatto decide la politica estera americana in Medio Oriente. Ma la tragedia di Gaza ha raggiunto livelli tali da risvegliare molte coscienze assopite e bucare la censura. Un orrore ma anche una grande opportunità di cambiamento. I media mainstream sono anch’essi un pilastro del sistema lobbistico. I ricchi potentati comprano sia chi decide sia chi racconta, in modo da farla sempre franca. Capitale che si è comprato perfino lo storytelling e quindi la storia percepita e raccontata. Un sistema che funziona se le masse rimangono ignoranti e costrette a lottare per sopravvivere, se le masse si bevono le veline preconfezionate dai media organici e ripetono come inconsapevoli automi la propaganda che conviene al sistema dominante. Fuck checking. Il giornalismo o è totalmente libero o non è giornalismo, è propaganda. È realtà filtrata e manipolata per accontentare i padroni che mantengono giornali e televisioni. Anche questa è una battaglia di civiltà democratica. Se il capitale si compra anche la verità, è la fine. I segnali sono incoraggianti, gran parte delle masse si perdono nel lunapark materialistico ma cresce la fronda di cittadini liberi e consapevoli. Di coloro che verificano le fonti e non si bevono più le fregnacce dei cortigiani. Gli stessi che hanno fatto perdere la Harris nonostante avesse tutti i media a favore, gli stessi che sanno come a Gaza si stia compiendo un vomitevole sterminio di massa. Gli stessi che stanno capendo come il lobbismo sia una pericolosissima deriva, perché in democrazia il potere appartiene al popolo e non a potentati coi soldi per comprarselo. Un orrore a Gaza come nei palazzi del potere, ma anche una grande opportunità di cambiamento.


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