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Barbara Floridia: “Le destre ricattano, così paralizzano la riforma della Rai”

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Vigilanza Rai – “Assenze e sedute a vuoto perché non c’è l’accordo su Agnes presidente”

(Di Luca De Carolis – ilfattoquotidiano.it) – È una guerra di nervi, ufficialmente per una poltrona: ma in gioco c’è molto di più. “Ho scritto ai presidenti di Camera e Senato, perché sono a rischio i diritti dei parlamentari e in particolare delle opposizioni, a causa di un vero e proprio ricatto politico” sostiene la 5Stelle Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai. Il ricatto di cui si lamenta è la costante mancanza del numero legale in commissione: la ritorsione delle destre, che continuano a pretendere la nomina come presidente di Viale Mazzini di Simona Agnes, fortissimamente voluta da Forza Italia, per cui sono necessari i due terzi dei voti in Vigilanza.

È ancora stallo. Crede, come in tanti sussurrano, che la maggioranza faccia muro anche perché vorrebbe un accordo più largo con le opposizioni, che comprenda le altre nomine in Rai e la scelta di quattro giudici della Consulta?

Non lo so. Il punto è che la maggioranza vuole imporre alle altre forze politiche un nome non condiviso. E per riuscirci sta bloccando da mesi il funzionamento della commissione, impedendo addirittura lo svolgimento dell’attività ordinaria. D’altronde me lo avevano detto.

Cioè?

Persone della maggioranza mi avevano avvertito: ‘Se non verrà votato il nostro nome, bloccheremo la commissione’. E così è andata, con danni evidenti. Non abbiamo potuto ascoltare in audizione l’amministratore delegato, né altri dirigenti. Ma ciò che è peggio, è che non possiamo neppure portare avanti un atto di indirizzo già incardinato, o effettuare sopralluoghi nei centri di produzione, come quello della Rai a Torino, dove peraltro premevano per andare anche esponenti del centrodestra. Nel frattempo ci sono stati scioperi dei lavoratori precari, e c’è stato il caso dell’amianto sopra i limiti nella sede di Viale Mazzini. Ma noi non possiamo verificare e approfondire: non possiamo fare praticamente nulla.

Lei non può rimediare in alcun modo?

No, posso solo calendarizzare il voto sulla presidente, come continuo a fare. Ho fissato una nuova seduta per il 22 gennaio. Ma sul resto dei lavori devo decidere in modo condiviso con le forze politiche.

Le opposizioni chiedono la riforma della governance della Rai, in ottemperanza anche alla normativa europea. Se si facesse sul serio su una nuova legge sulla tv pubblica, il veto a Agnes verrebbe rimosso?

L’obiettivo è una buona riforma, in linea con il Freedom media act (il regolamento europeo approvato dal Parlamento della Ue nel marzo scorso, ndr) dove venga previsto che non siano più il governo e i partiti a nominare i vertici, e vengano garantite inoltre risorse certe per la Rai. Se si riuscisse a varare una legge in tempi ragionevoli, credo che il dialogo reciproco sarebbe sicuramente più facile. Non a caso, ho scritto una lettera anche al presidente della commissione Comunicazioni del Senato (il forzista Claudio Fazzone, ndr) per chiedergli che riprendano i lavori sui disegni di legge sul tema, visto che si sono conclusi quelli sulla legge di Stabilità.

Quanto tempo serve per arrivare a una legge sulla Rai?

Se si lavora seriamente, dedicandole il tempo necessario, si può fare anche in tre mesi. Ma ovviamente ci sono resistenze.

Le destre vogliono che sia ancora il ministero dell’Economia a decidere l’amministratore delegato, con tutti i suoi notevoli poteri?

Credo che un nodo che mette in difficoltà la maggioranza sia il tema delle risorse certe per la Rai. Se lo risolvessimo non si potrebbe più giocare ogni anno dicendo di voler ridurre o magari togliere il canone per ragioni di consenso. E questo a certi partiti crea problemi. Ma la riforma serve, e in fretta. Ricordo che se non si farà entro l’8 agosto, scatterà la procedura di infrazione europea.

Per ora non tira proprio aria di accordo.

Le ripeto, ciò che è grave è che la Vigilanza non può svolgere neppure le sue normali attività, come ho ribadito nella lettera ai presidenti delle Camere. E questo è un ricatto politico.


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