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La solita ipocrisia della politica italiana a 25 anni dalla morte di Bettino Craxi

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(Dott. Paolo Caruso) – La storia è sempre maestra di vita, ma gli allievi sono i suoi peggiori interlocutori. La storia di quello che fu il craxismo, del suo leader, del suo ingombrante e anche familistico entourage politico, sotto il glorioso simbolo del partito socialista, rappresentò una svolta tra quello che avrebbe dovuto essere in continuità con la sua tradizione popolare, i suoi valori, la speranza di una possibile rivoluzione sociale pacifica  e quello che in effetti poi è stato, cioè un partito senza anima, svuotato nei contenuti dell’ideologia socialista, e espressione esclusivamente padronale. Del resto ormai trasformatosi in “Craxismo”, veniva a rappresentare non più le istanze dei ceti sociali ma un  coacervo di interessi economico finanziari, dedito al malaffare e al pari degli altri partiti alla cultura spregiudicata della tangente. Il 30 aprile del 1993 si concludeva in maniera traumatica l’ultimo atto del leader massimo del craxismo. La storia, a 25 anni dalla sua morte, in maniera più lucida, fotografa l’uomo, il suo sconfinato cinismo, il suo prorompente narcisismo, anche nel momento del declino e poi del trapasso. Il tramonto di uno “Statista”, del suo pensiero riformista, che infervorò per anni le piazze d’Italia, travolto dal malaffare, in quei giorni, in quelle ore in quelle stesse piazze veniva umiliato, offeso sotto una fitta pioggia di monete. Una vera imboscata per un Potente che usciva definitivamente di scena, e in cui si compiva l’ultimo atto dello Statista socialista. Già in piena tangentopoli, diversi avvisi di garanzia per corruzione e finanziamenti illeciti al partito, a Lui indirizzati, venivano respinti dal parlamento. Tutti i “compari” presenti alla camera infatti  ipocritamente e interessatamente all’ unisono cercarono di contrastare le accuse e di sminuire tutto quello che c’era di indifendibile nella politica italiana. “Mani pulite” con la caduta  dei vecchi potentati segnava l’orologio della storia, e la fine della prima repubblica. Oggi, a 25 anni dalla morte in terra di Tunisia,  con la presenza di vecchi e nuovi sodali, è il giorno dei rituali, dei discorsi, delle rievocazioni, dell’appartenenza nostalgica a quel mondo ormai lontano, sostituito da una nuova vecchia classe politica, la cosiddetta seconda repubblica, dedita anch’essa alla corruzione, all’arricchimento illecito, al mantenimento dei privilegi, disattenta ai veri interessi del Paese e sempre più supportata dal servilismo dei media.  I vecchi valori della destra come  quelli del resto della sinistra sono caduti nell’appiattimento più totale e gli interessi finanziari continuano a proliferare all’interno dei Partiti. Nulla è cambiato! Oggi però è proprio una bella giornata, una di quelle giornate che lasciano il segno, infatti anche il camerata Ignazio La Russa segna la sua presenza nel piccolo cimitero di Hammamet, probabilmente con un opportuno ricordo a quell’ altro martire della giustizia italiana, Silvio Berlusconi.


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