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A Salerno il dem Alfieri (“Mister Fritture”) agli arresti ma non molla

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Deluchiano – Solo ieri Misiani ne ha chiesto le dimissioni

(Di Vincenzo Iurillo – ilfattoquotidiano.it) – Pur di avviare e proseguire una trattativa con Vincenzo De Luca per indurlo a rinunciare al terzo mandato in Campania senza strappi, il Pd di Elly Schlein si è a lungo avvolto in un profondo silenzio sul caso del deluchiano Franco Alfieri. E nulla ha fiatato su di lui, un presidente dem della Provincia di Salerno – la più grande d’Italia per dimensioni in chilometri quadrati – che è agli arresti dal 3 ottobre per corruzione, ma non intende dimettersi.

Il silenzio si è concluso ieri con la risposta del commissario Pd della Campania, Antonio Misiani, a una domanda sul punto del cronista del Fatto: “Alfieri dovrebbe dimettersi – ha detto Misiani – per le stesse ragioni di opportunità che sono sotto gli occhi di tutti e per le quali si sono dimesse altre figure istituzionali coinvolte in altre inchieste”.

E così il Pd prova a riallinearsi alla posizione fatta di barricate e marce di protesta in Liguria contro il governatore Giovanni Toti, che pure si aggrappò per mesi alla poltrona nonostante fosse ai domiciliari per il sistema di favori e corruttele al porto di Genova. Misiani ha rotto una linea di silenzio forse dovuta alla necessità di tenere vivo un tavolo su De Luca, che secondo alcuni non andava nemmeno aperto. Va ricordato che al momento la Provincia di Salerno è comunque ancora a guida dem, attraverso il presidente facente funzioni Giovanni Guzzo, e l’ente continua ad essere amministrato senza sosta, persino con l’attribuzione di deleghe ai consiglieri: è di pochi giorni fa quella affidata a un esponente di Italia Viva, così da mantenere allargato il centrosinistra di governo (dove il M5S è assente, come in Regione).

Il silenzio del Pd su “Mister Fritture” è durato mesi nonostante già il 28 ottobre il Riesame di Salerno abbia confermato la gravità delle accuse di corruzione e turbativa d’asta intorno ad alcuni appalti delle strade del Cilento. Appalti sui quali Alfieri – difeso dagli avvocati Agostino De Caro e Domenico D’Alessandro – avrebbe agito per favorire ditte di famiglia e interessi elettorali. I giudici hanno solo attenuato la misura (Alfieri fu l’unico degli indagati ad entrare in carcere).

Così la procura guidata da Giuseppe Borrelli ha potuto chiederne e ottenere il rinvio a giudizio immediato. La prima udienza del processo si svolgerà il 4 febbraio. Per le misure cautelari, il pallone è rotolato nel campo della Cassazione, che discuterà il ricorso il 14 febbraio.

Se dici Alfieri pensi a De Luca, e viceversa: i due sono in simbiosi da lustri. Del secondo, il primo è stato capo della segreteria e suo consulente con deleghe di peso, prima per le politiche agricole, poi per la riqualificazione del lungomare cilentano e per i progetti economici nel salernitano.

Questo spiega l’estrema prudenza delle reazioni dei dem all’inchiesta sul braccio destro del governatore. Fino alle parole di sostegno e di apprezzamento del segretario Pd di Salerno, Enzo Luciano: “Faccio arrivare ad Alfieri un messaggio di solidarietà e vicinanza – disse il giorno dopo il suo arresto – per stessa ammissione degli amministratori locali è l’amministratore più valido in provincia di Salerno”.

Si tratta dello stesso Luciano che firmò la nota congiunta con Misiani con cui si diede notizia della immediata sospensione di Alfieri dall’anagrafe degli iscritti ai dem. Finora l’unico passo ufficiale del partito su questa vicenda. Un atto dovuto secondo le regole interne. Di dimissioni da presidente della Provincia (e da sindaco di Capaccio Paestum), però, non se ne era mai parlato. Fino a ieri.


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