
(Dott. Paolo Caruso) – La linea del governo e del Ministro Nordio in merito alla riforma costituzionale e alla separazione delle carriere con l’ apertura dell’ anno giudiziario è stata contestata in tutti i tribunali. Da nord a sud il dissenso è stato unanime. I magistrati dinanzi al Ministro Nordio e agli altri rappresentanti del governo nei vari distretti giudiziari hanno abbandonato l’ aula in segno di protesta. Una bocciatura che la dice lunga sulle vere intenzioni del governo. Infatti dopo aver moltiplicato i reati penali e aver trasformato le sanzioni amministrative in veri e propri reati come le manifestazioni non violente con blocco stradale, l’occupazione delle scuole, delle università, i raduni musicali, le forme di resistenza passiva anche nelle carceri, la limitazione degli spazi di libertà e di dissenso rappresentano un grave problema per la democrazia. Dopo l’abolizione del reato di Abuso d’Ufficio, presente nella legislazione penale di quasi tutti i Paesi UE, utile ai cosiddetti colletti bianchi, si continua ad assistere a un disinteresse da parte del governo dei reali problemi che affliggono il mondo giudiziario, dagli organici sempre più carenti, alla lentezza dei processi, alle male leggi ereditate dai governi Berlusconi e Draghi, alla schiforma Cartabia che ha provocato un ulteriore sconquasso nella Giustizia Italiana. Il Ministro Nordio, ex procuratore della repubblica, fautore subdolo della separazione delle carriere dei magistrati riscalda i “muscoli” facendo approvare alla Camera in prima lettura la sua riforma costituzionale che separa le carriere e i Csm dei giudici e dei pubblici ministeri. Un vulnus per l’imparzialità del giudice. Un riconoscimento post mortem a quella idea che serpeggiò nel Piano massonico di Rinascita democratica della P2 di Licio Gelli e che successivamente fu riesumata dal Caimano di Arcore. Una riforma che tende a limitare l’azione della magistratura e che aggiunge ai precedenti danni un altro tassello in grado di portare l’Italia verso una deriva autoritaria. Infatti il sistema democratico italiano trova fondamento nell’equilibrio dei tre poteri costituzionali, legislativo, esecutivo e giudiziario, e ogni tentativo di scardinarlo rappresenta un pericolo per la stessa democrazia. L’ulteriore indebolimento del potere giudiziario mette i magistrati sotto le grinfie del potere politico con danni incalcolabili per la corretta amministrazione della giustizia. La riforma interviene sul titolo IV della Costituzione attuando di fatto la separazione delle carriere dei magistrati e l’organo di autogoverno si sdoppia in CSM giudicante e requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. Una separazione delle carriere che a detta della ANM non risponde ad alcuna esigenza di miglioramento della giustizia ma che determinando l’isolamento del PM ne mortifica la funzione di garanzia e pone il rischio concreto del suo assoggettamento al potere esecutivo. Uno schiaffo della politica ai magistrati. Per i cittadini apparentemente nulla di nuovo sotto il sole. Però chi ha orecchie per intendere intenda, infatti il detto latino “Lex eadem est in omnibus”, la legge è uguale per tutti, troverà meno spazio nelle aule dei tribunali e sarà per i comuni mortali sempre più ricorrente il “dura lex sed lex”. Una vera beffa per il cittadino. L’opera demolitiva della “Nordio SPA” procede con fermezza non tralasciando il suo vecchio pallino di una revisione sistematica e ridimensionamento dell’utilizzo delle intercettazioni telefoniche. Per la stampa vigerà il divieto assoluto di dare notizia degli autori di fatti criminosi. Una pura follia istituzionale che cerca così di ridimensionare i poteri di controllo. È bene che questo governo cambi totalmente rotta onde evitare ulteriori sconquassi nella giustizia e insanabili contrapposizioni tra i diversi organi istituzionali.