La deputata: “Con il Pd abbiamo delle divergenze politiche su alcuni temi. Mi auguro ci sia la volontà di essere generosi, proponendo quando sarà il momento una visione comune di Paese”

(di Matteo Pucciarelli – repubblica.it) – Vittoria Baldino, deputata del M5S, il rapporto con il Pd è da anni la vostra croce e delizia, più croce però. Le parole di Franceschini su “andare divisi per vincere” vi sollevano dal problema?
«Non voglio pensarla in termini di convenienza. Ci serve riconquistare la fiducia degli elettori, non parlando di politica ma facendola, essendo presenti tra i problemi della gente. L’esito della costituente andava in questa direzione: concentriamoci su proposte e idee nostre».
Si riferisce anche alla dizione “progressisti indipendenti” uscita come collocazione politica dopo il voto degli iscritti?
«Anche. Le mani libere devi averle a prescindere dalle alleanze elettorali o meno, occorre una politica coraggiosa che tenda a unire le persone attorno a un progetto comune. Con il Pd abbiamo delle divergenze politiche, parliamo un linguaggio diverso su alcuni temi, continuiamo a farlo. Poi mi auguro ci sia la volontà di essere generosi, proponendo quando sarà il momento una visione comune di Paese».
Quindi è una strada praticabile quella proposta da Franceschini?
«Diciamo che se ci fosse una legge proporzionale pura allora sarebbe molto più facile. Comunque se l’obiettivo finale è marcare la propria diversa identità se ne può discutere, ma dovremo essere bravi a spiegare agli elettori che si va da soli con una propria chiara identità per vincere e fare un governo insieme dopo».
Poi Franceschini fa dei riferimenti “maliziosi” a Fi. Come la vede?
«Mi preoccupano, perché se il tutto serve a inglobare Forza Italia allora si va a sbattere: gli azzurri resteranno comunque nel centrodestra».
Senza l’assillo di un accordo di coalizione cambierà qualcosa nella vostra strategia?
«Non mi sono mai sentita frenata nella mia azione politica pensandomi alleata o meno con il Pd, siamo diversi a prescindere dal sistema di alleanze, parliamo ad altre persone ed è ciò che serve per allargare il campo del consenso progressista».
Quali sono i temi che più vi caratterizzano rispetto al Pd?
«Mi avvicinai al M5S perché parlava di giustizia sociale, difendeva la scuola pubblica, contestava il jobs act, lavorava a politiche contro la povertà. Il Pd varò il reddito di inclusione per seguirci sul reddito di cittadinanza. Oggi penso che un tema centrale sia la sanità pubblica: noi vogliamo liberarla dalla politica e dalle sue nomine. Poi c’è l’emergenza abitativa, ed è un argomento sul quale possiamo incidere molto. Oltre alla pace: in Ucraina rischiamo che alla fine applaudiremo Trump che ci farà fare quel che noi diciamo da mesi, cioè arrivare a una soluzione negoziale».
Non c’è il rischio che a furia di differenziarsi si alzino troppo i toni?
«No, in politica ci sta che ognuno faccia la sua partita, e che si cerchi di spiegare che il proprio programma è migliore degli altri. Siamo in un mare in tempesta, culturalmente ed economicamente, navigare da soli conviene se però c’è una rotta comune».