
(Giancarlo Selmi) – La ferocia di questo sgoverno è tutta nei suoi atti. Sì ferocia. Perché mai si è assistito a tanta determinata e feroce persecuzione nei confronti degli ultimi. Hanno cominciato con i cosiddetti “occupabili”. Togliendo a tantissimi la possibilità di dare tre pasti ai loro figli. Inventando uno strumento che non ha mai funzionato, corsi inesistenti, mandando al manicomio poveri impiegati dei centri per l’impiego, costretti a chiedere scusa. Creando e diffondendo povertà mentre, dall’altra parte si aumentava, scientemente, la ricchezza per i già ricchi.
Incentivando il “lavoro povero”, stile Repubblica Dominicana, con una feroce opposizione al salario minimo, presente in tutti i paesi. Presente persino in USA, patria del neoliberismo. Azzerando di fatto il fondo per le non autosufficienze e impedendo gli aiuti alle famiglie che hanno la sfortuna di avere una grave disabilità in casa. Aggiungendo, quindi, alla sofferenza per la malattia, quella del disagio economico.
Tutto in nome di “risparmi”. Che non hanno impedito, però, di gettare via miliardi per le armi in Ucraina e per il riarmo. Soldi finiti nelle tasche dei produttori di morte. Senza togliere un centesimo ai miliardi incassati da Banche e Assicurazioni. Super profitti legati alla contingenza, pagati dagli italiani e distribuiti con mega dividendi a chi non produce un caxxo, ma fa fare soldi ai soldi.
Toccherebbe a quelli che questo governo sta perseguitando, reagire votandogli contro. Ultimi e penultimi di una catena sociale che diventa sempre più catena alimentare e giungla. Ma i penultimi sono impegnati in una guerra fra poveri, mentre gli ultimi a votare non ci vanno nemmeno. Eppure una speranza c’è. La speranza in un laboratorio che trasformi questo paese e che ponga le basi per una società più giusta, esiste. Quella speranza si chiama Giuseppe Conte. Basterebbe che gli ultimi tornassero a votare e che lo facessero bene.