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Cosa ci racconta la gita low cost a Roccaraso

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((Letizia Pezzali – editorialedomani.it) – Domenica scorsa migliaia di visitatori, molti partiti da Napoli con pullman a prezzi stracciati, hanno riempito Roccaraso, la località sciistica in Abruzzo, per una gita di un giorno. Questo ha provocato ingorghi stradali, sovraffollamento delle piste e disagi per i residenti.

Non è un fenomeno nuovo, e si ripeterà, ma la magnitudine degli arrivi (che alcuni hanno definito, con disprezzo, invasioni barbariche) stavolta ha catturato l’attenzione. Attirati dalla promozione di alcuni influencer, e dalla promessa di passare la giornata col proprio tiktoker preferito, i turisti low cost sono giunti in massa, talvolta senza adeguata preparazione, usando sacchetti di plastica come slittini e occupando massicciamente i prati innevati (pubblici) per fare dei picnic (l’audacia!).

Il caos ha spinto le amministrazioni locali a introdurre limitazioni ai pullman. Ma soprattutto ha rivelato tensioni sociali, divergenze di classe e problemi culturali assortiti.

Il ruolo degli influencer

Da un lato, è evidente che l’arrivo di migliaia di persone in un luogo piccolo causi problemi pratici e danni ambientali. La preoccupazione dei residenti è comprensibile. Dall’altro, la reazione fortemente negativa e carica di stigmatizzazioni (osservabile sui social e in alcune dichiarazioni politiche) tradisce snobismo e classismo. Il turismo low cost è considerato di serie B, un magma popolato da maleducati che arrivano in pullman, spendono poco, non arricchiscono nessuno e non sanno comportarsi.

Naturalmente è impossibile ignorare il ruolo degli influencer nel promuovere questo tipo di turismo. Sfruttando la notorietà, e guadagnandoci, da tempo spingono schiere di follower a seguire le loro indicazioni sulle destinazioni e le modalità di svago. I turisti ipnotizzati diventano vere e proprie pedine al servizio di una sfida: «Vediamo cosa riusciamo a combinare, siamo tantissimi!».

Qualcosa che va oltre il semplice godimento di una gita, qualcosa che dà ulteriore visibilità a personaggi che forse sarebbe meglio restassero sconosciuti. Ma siamo sicuri che come sempre basti ridurre il tutto a «è colpa dei social, la gente è ignorante»?

Siamo sicuri che il tema sia questo? Anche perché parliamo di influencer che si rivolgono a chi i soldi non ce li ha. Proprio così, ci sono gli influencer dei poveri e quelli dei ricchi. Il tema, se scavi un po’, è la classe sociale.

Polarizzazioni montane

La montagna come esperienza esclusiva è un argomento profondo e annoso che attraversa la nostra cultura, un pilastro della nostra problematica civiltà, basta recuperare Fantozzi e l’indimenticabile «sono stato azzurro di sci». Lo sci è associato a un turismo di fascia medio-alta, sia per i costi, sia per l’immagine.

In questo senso «l’invasione di Roccaraso» mostra le disuguaglianze, anche se naturalmente non c’è nessuna rivoluzione in atto: non è che le persone siano andate in massa in montagna per fare un sit-in di protesta contro il sistema, e dubito che sarebbero interessate a farlo. Semplicemente la tensione emerge dai fatti e dalla realtà dei desideri umani che irrompe in maniera disordinata occupando gli spazi. Chi ha meno soldi non intende rinunciare a una giornata sulla neve, perché la neve è bella e piace, come il mare, e perché forse si è stufi di guardare i ricchi e i famosi che fanno cose che tu non puoi fare.

Datemi un motivo per cui i poveri dovrebbero rinunciare a una gita in montagna. Al di là della critica (logica, ma superficiale) ai meccanismi massificanti degli influencer, è difficile trovare motivazioni non classiste per dire che dovrebbero astenersi.

Servirebbero strategie organizzative inclusive, ma mancano, e sempre mancheranno, perché non le metti in piedi dalla mattina alla sera, richiedono una costruzione di lungo termine. Richiedono di rifondare la società. Però viviamo in un tempo in cui la parola “inclusivo” ti fa bollare come una brutta comunista woke. Non esiste che tu possa pensare in termini di giustizia solo perché intellettualmente ed esteticamente sei giunta a certe conclusioni.

La montagna è un bene collettivo o appartiene solo a chi può pagare? I soldi sono l’unica forma di organizzazione sociale possibile, ormai? Le domande sono sempre queste. Che noia. Le risposte sono facili: sì, oggi i soldi sono l’unica forma organizzativa. Sono misurabili e non li contesta nessuno.

Peccato rendano la società polarizzata, ma del resto i numeri creano classifiche. Pazienza. Le cause profonde, alla fine, non interessano ai ricchi, e a volte sembra non interessino neanche ai poveri (e questa sì che è fragilità). Si vive in uno splendido presente. La colazione è inclusa nel prezzo.

(dagospia.com) – Cosa ci insegna il caso Roccaraso, improvvisamente riempita da migliaia di turisti napoletani, spronati da alcuni tiktoker partenopei e allettati da offerte iper-discount delle agenzie di viaggi? Politici, commercianti e ristoratori della località sciistica abruzzese hanno parlato di “invasione”. Neanche fossero arrivati gli unni, gli ostrogoti o i barbari di Attila.

Certo, un paese da 1.500 abitanti non poteva essere attrezzato per accogliere 12mila persone in un fine settimana. E infatti il comune si è ritrovato nel caos: piste intasate, strade bloccate, rifiuti ovunque. La fiumana di turisti campani “mordi e fuggi” ha solleticato critiche legittime dei residenti, qualche esondazione anti-partenopea (come gli striscioni esposti allo stadio Olimpico “Roccaraso, tappati il naso”), un po’ di classismo anti-popolino, condivisibili perplessità sul ruolo dei tiktoker-pifferai capaci di movimentare folle con una facilità inquietante.

Riepilogando:

1) Nessun vuole i turisti ciabattoni. Chi porta il panino da casa, chi non puo’ permettersi un pranzo stellato, finisce nella ridotta degli straccioni appestati. Che ce sei venuto a fa’? Un visitatore è ben accetto solo se portatore sano di Visa gold. Munifici bonifici, sennò scio! Dalle Alpi alla Sicilia, passando per l’Abruzzo montano, sono diventati tutti piccoli Briatore. Vogliono vedere i “dindini”: se spendi, bene, altrimenti fora dai ball.

2) Il popolino, quello che una volta si chiamava proletariato, dà ontologicamente fastidio. Fa inorridire. Una reazione epidermica. Prima che etica, è una questione estetica. I poveri sono brutti, sporchi e cattivi, per definizione. Ignazio Silone tratteggiò con la cura di un etnografo i cafoni di Fontamara, ora quegli stessi cafoni sarebbe meglio se restassero lontano dai radar. Che sgradevoli, signora mia! Non se li vuole sciroppare nessuno: a loro non pensa la politica, figuriamoci se può accollarseli l’oste di Roccaraso.

Nel descrivere le “invasioni” della località sciistica d’Abruzzo si sono mescolati classismo piccolo-borghese e sprezzo dei ceti meno colti, meno abbienti, meno trendy. Un evergreen già ammirato, magistralmente, nell’articolo di Alain Elkann, pubblicato su “Repubblica” il 23 luglio 2023: il giornalista doveva andare a Foggia e si ritrovò, in treno, con dei ragazzi un po’ rumorosi che non esitò a definire “lanzichenecchi”. Elkann marcò la distanza tra sé e quei giovani. Della serie: ma questi “bavbavi”, detto con la r moscia, qui, chi li ha fatti entrare?

3) In Italia il disprezzo per i napoletani gode di ottima salute. Quando ci sono di mezzo i partenopei, si scatena una spremuta di livore eccezionale. Verrebbe da dire “discriminazione territoriale” ma qui nessuno viene dalla montagna del sapone: i napoletani se la vanno a cercare, orgogliosamente. Sfrontatamente. Non brillano certo per sobrietà, understatement, discrezione. Offrono il fianco, a volte anche in modo sfacciato, a chi li immagina ricoperti dalla lava Vesuvio. Negli stadi si canta: “Lavali col fuoco, o Vesuvio, lavali col fuoco”. Insomma sparare a zero sul cafoncello piace sempre, se è napoletano di più.

4) Ogni ceto ha il suo sottaceto, e pure i suoi punti di riferimento. L’influencer-macchietta Rita De Crescenzo può far sorridere o indignare, a seconda della puzza sotto il naso. Ma è la perfetta espressione del suo mondo di riferimento. Come scrive Letizia Pezzali su “Domani”: “Parliamo di influencer che si rivolgono a chi i soldi non ce li ha. Proprio così, ci sono gli influencer dei poveri e quelli dei ricchi.

Il tema, se scavi un po’, è la classe sociale”. Se migliaia di napoletani hanno seguito i consigli di Rita De Crescenzo, fiondandosi a Roccaraso, è perché si rivedono in lei. E’ una “del popolo”. Non è l’influencer patinata che mostra la sua “vita smeralda” a Dubai e magari fa qualche marchetta post-prandiale. La De Crescenzo che smuove le folle è considerata alla stregua di un pericolo sociale. E’ meglio una Chiara Ferragni che pubblicizza un pandoro o delle uova di Pasqua in nome di una beneficienza piuttosto opaca?

5) Se povero sei, povero devi schioppare. Molti dei napoletani arrivati a Roccaraso non avevano mai visto la neve. Ripeto: mai vista. Ma come, direte: possibile che non abbiano mai messo le ciaspole per passeggiare a Cortina? Come spiega “Domani”: “La montagna come esperienza esclusiva è un argomento profondo e annoso che attraversa la nostra cultura […] Lo sci è associato a un turismo di fascia medio-alta, sia per i costi, sia per l’immagine”.

“In questo senso – prosegue l’articolo – ‘l’invasione di Roccaraso’ mostra le disuguaglianze, anche se naturalmente non c’è nessuna rivoluzione in atto: non è che le persone siano andate in massa in montagna per fare un sit-in di protesta contro il sistema […] la tensione emerge dai fatti […]  Chi ha meno soldi non intende rinunciare a una giornata sulla neve, perché la neve è bella e piace, come il mare, e perché forse si è stufi di guardare i ricchi e i famosi che fanno cose che tu non puoi fare. Datemi un motivo per cui i poveri dovrebbero rinunciare a una gita in montagna”. Insomma i poveri hanno “osato” mettere piede dove l’Isee non li avrebbe voluti. E questo ha fatto arricciare il naso ai più: i disgraziati devono stare al loro posto sennò dove andiamo a finire, signora mia.

Nella poesia “’A livella”, Totò faceva così sbottare il “Marchese signore di Rovigo e di Belluno” verso il netturbino Gennaro Esposito: “La casta è casta e va, sì, rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura; la vostra salma andava, sì, inumata, ma seppellita nella spazzatura! Ancora oltre sopportar non posso la vostra vicinanza puzzolente. Fa d’uopo, quindi, che cerchiate un fosso tra i vostri pari, tra la vostra gente”.

Hai capito, oh miserabile, che ci vai a fare a Roccaraso? Ma non è meglio una bella pizza a Mergellina?


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