Politici, vip, imprenditori – Volano per pochi km. Fretta e affari. C’è il businessman che non si ferma mai, ma anche l’artista che non vuole affaticarsi
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(Di Antonello Caporale – ilfattoquotidiano.it) – In cielo la ricchezza non si conta, ma da terra si nota. Ne parlano ancora gli addetti ai servizi aeroportuali di Grottaglie, appena dietro Taranto, del piano di volo di un Hawker Hunter, jet della middle class del lusso, che decollò per raggiungere Brindisi, 47 chilometri via terra. In auto ci sarebbe voluto – per l’appunto – solo mezz’ora. In moto – forzando un po’ – anche meno. Ma nessuno ebbe la forza di dirlo al facoltoso cliente dell’aerotaxi, un industriale alimentare col fatturato in ascesa e una fretta da fine del mondo. E così decollo e atterraggio in un colpo di tosse, in un mezzo spritz.
Chi non ha tempo non perde mai tempo. A Linate, per dirvi, 25 mila decolli in un anno, e son cifre riferite per difetto. Nel 2025 saranno di più perché l’Italia del mondo di sopra, intendendosi esattamente quella che volteggia tra una nuvola e l’altra, ha necessità che da quaggiù spesso risultano piuttosto incomprensibili. Per capirci: per raggiungere Brescia da Milano, in tutto 83 chilometri, il treno sarebbe perfetto. Eppure addirittura un Gulfstream 650, aereo per super-ricchi, ha fatto il suo rullaggio e via per portare un glorioso mega-artigiano di infissi (il memorabile pvc!) nell’esatto momento dell’attimo, minuto più minuto meno. E quando, l’anno scorso, al Vinitaly di Verona un produttore di Franciacorta ha coperto la tratta Brescia-Verona (71 chilometri) con un amabile e più discreto Cessna, nessuno ha trovato da ridire, figurarsi. Si può fare anche meglio, Grottaglie insegna.
Nel cielo ci sono due divisioni di umani che volano: quelli che possiedono l’aereo e quelli che lo noleggiano. I Berlusconi, la famiglia Agnelli oggi Elkann, i Del Vecchio, i Barilla e quelli come loro, hanno la proprietà del jet, hanno l’hangar per le manutenzioni e l’elicottero per essere sempre perfetti e puntuali ovunque e comunque.
Il resto del mondo, che comunque gozzoviglia a champagne, chiama, prenota e parte. Nel circuito brillante della Serie A, alcuni fenomeni dell’Inter e del Milan, e dell’Atalanta e sembra anche dell’emergente Como, per tenerci stretti intorno a Linate, sovente ingaggiano pilota e copilota. Con la bella stagione in arrivo godranno del volo del lunedì – giorno calcistico spesso di riposo – per un tuffo a Montecarlo. Se invece è inverno e fa freddo il casinò è ok, e poi a casa la sera, freschi e riposati.
In decine di migliaia volano. Raggio corto o lungo, ascesa verticale o decollo su pista, l’aereo e l’elicottero sono formidabili. Perché – pensandoci – far quadrare i conti, cioè spendere tanto in poco tempo, è in qualche modo un impegno che solo i poveri in canna non comprendono.
Correre e partire: di notte o di giorno. Silvio Berlusconi, quando c’era, non mancava di imbarcarsi ad Arcore con l’elicottero, scendere a Linate, scegliere quale dei Gulfstream (un’ottantina di milioni di euro il costo, due di proprietà, 22 litri di kerosene al minuto il consumo medio), e da lì Roma. È successo anche al re dell’autotune Sfera Ebbasta: tre concerti, tre voli privati per raggiungere la città in ottima forma. Rap o trap, l’importante è esserci in cielo. Andrea Bocelli per il concerto a Pompei come ci è andato? Aria, aria. È l’ugola più capitalista della canzone italiana: vini, cosmetici, lidi, agricoltura di qualità, 93 terreni per coltivazioni sostenibili in Toscana, una farmacia, 33 fabbricati e milioni di milioni impegnati o investiti. Bocelli ha i minuti contati e anche Fedez, per far contento un giorno il suo amato labrador e portarlo al mare, da Milano in Puglia, scelse l’aereo. Non è mica colpa del labrador se il padrone è così ricco?
E i Ferragnez, quando erano la coppia più bella, salivano e scendevano. Lei, cioè Chiara, offrì a Federico, per il suo compleanno, un concerto dei Blink 182 a Manchester. Tutto fatturato.
A fare le pulci di questo girovagare nei cieli, fin quando è stato in attività, il gruppo che su instagram si faceva chiamare “Jet dei ricchi”. Il loro interesse era denunciare l’abuso dei cieli nocivo per l’aria, le tonnellate di CO2 che un aereo produce. Contavano e chiedevano: ma è proprio necessario? Lo dissero a Fedez, che promise di tornare in terra. Lo hanno detto a Matteo Renzi, quando per la campagna elettorale delle ultime politiche ha consumato, secondo i loro calcoli, quasi 20 tonnellate di CO2, e quando, per esempio, il gruppo Barilla, con i due jet di proprietà, ha bruciato quintali di kerosene.
Gli affari sono affari, il tempo è prezioso e Diego Della Valle, per dire, è stato visto salire sul jet a Firenze e atterrare ad Ancona, un suo collega da Perugia a Bologna. 117 mila voli privati dell’anno scorso lungo l’asse attrezzato marino dell’high society tra Nizza (per Montecarlo e Saint Tropez) e Palma di Maiorca (per le Baleari) conferma che un tuffo dove l’acqua è più blu primeggia nella graduatoria degli atterraggi di lusso. E Ginevra, per i super ricchi, è la città che si super ama.
Poi ci sono alcuni casi umani. Mara Venier ha dovuto subire l’onta di un volo privato per Verona pur preferendo il treno (“io amo il treno”). E Fabio Rovazzi è andato in aereo, con volo privato, fino a Belgrado ma ha poi riferito in un post di non ricordarne il motivo.
Il mistero dei voli s’infittisce.