La guerra in Ucraina è persa e l’Alleanza Atlantica non esiste più. Mentre Trump e Putin trattano una pace separata, gli europei dovrebbero imporre il disarmo bilanciato in Europa

(Enrico Grazzini – lafionda.org) – I governi europei che vogliono continuare la guerra in Ucraina, invece di lagnarsi perché il presidente americano Donald Trump si sta accordando direttamente con il despota russo Vladimir Putin sulla fine del conflitto, dovrebbero tentare di inserirsi nel processo di pace che si sta svolgendo in loro (anche colpevole) assenza. I principali paesi europei – Francia, Germania, Italia e Spagna – si lamentano che Trump e Putin abbiano avviato una nuova Yalta per il controllo dell’Europa senza di loro e senza l’Ucraina: ma dovrebbero riconoscere non solo che la guerra in Ucraina – come era del tutto prevedibile – è definitivamente persa e che non c’è nessuna possibilità di continuarla (come stupidamente vorrebbero), ma anche che ormai la Nato dell’”amico americano” non esiste più. L’Europa è ormai sola di fronte alle sue responsabilità. Infatti il presidente americano Donald Trump non concede ormai nessuna garanzia che gli Stati Uniti d’America difenderebbero gli europei in caso di attacco. Non solo la Nato a guida americana non proteggerà l’Europa ma Trump si sta alleando direttamente con il despota russo Vladimir Putin per spartirsi le risorse ucraine e per lasciare all’Europa il costosissimo compito di finanziare la ricostruzione dell’Ucraina per centinaia di miliardi.
Che fare allora? Invece di piangersi addosso perché la guerra non continuai principali paesi europei dovrebbero innanzitutto rinegoziare con Trump il senso, le funzioni e i finanziamenti delle basi americane in Europa. Non c’è infatti alcun dubbio che l’accordo tra Trump e Putin non riguarderà tanto e solo l’Ucraina ma anche e soprattutto le basi militari e atomiche sul suolo europeo di entrambi le parti, della Nato e russe[1]. Prima di invadere l’Ucraina, nel dicembre 2021, Putin aveva presentato direttamente all’America di Joe Biden – che anche allora non invitò gli europei agli incontri – un suo piano per avviare un processo di disarmo in Europa. Il piano russo fu rifiutato dagli USA che non accettavano condizionamenti e limiti riguardo della possibile espansione della Nato, e l’invasione iniziò[2]. Da qui occorre ripartire.
Gli europei dovrebbero finalmente fare sentire la loro voce, forte e chiara sia con Washington che con Mosca, per avviare un processo di demilitarizzazione dell’intera Europa (un continente che, come noto, si estende dall’Atlantico agli Urali). Considerando che la Nato si è praticamente sciolta come alleanza, anche se non sul piano materiale, i paesi europei, invece di lamentarsi perché la guerra non continua, dovrebbero imporre la loro presenza per trattare in prima persona sia con la Russia di Putin che con l’America di Trump il processo di disarmo e denuclearizzazione del vecchio continente.
Di fronte alle iniziative unilaterali di Trump i principali governi europei dovrebbero prendere definitivamente atto che l’Unione Europea come soggetto politico non conta nulla e che, per la verità, non è mai contata nulla. La presidente della UE Ursula von der Leyen si è coperta di ridicolo con le sue fantasiose velleità di sconfiggere, senza avere nessun esercito, la seconda potenza atomica mondiale, e di sostenere Kiev e la “democrazia ucraina”(?) fino alla “vittoria completa”. Gli europeisti si mettano il cuore in pace, la UE non potrà mai imporsi sul piano internazionale. I 27 diversi paesi europei non riusciranno mai a mettersi d’accordo sulle questioni di politica estera e militare. Ma almeno i principali governi europei dovrebbero finalmente cercare di elaborare strategie comuni e parlare con una voce sola; dovrebbero capire che è ormai obbligatorio sganciarsi dal rapporto di subordinazione con Washington e elaborare una loro politica estera autonoma verso la Russia. La guerra in Ucraina sta finendo e la Russia non dovrebbe essere considerata un nemico dell’Europa apriori e per sempre: prima o poi è conveniente per gli europei tornare alla coesistenza pacifica.
Gli europei dovrebbero avviare delle trattative autonome per il disarmo bilanciato in Europa; e dovrebbero imporre che l’ONU garantisca la sicurezza di Kiev con forze internazionali di pace in terra ucraina, e contemporaneamente dovrebbero anche assicurare formalmente la Russia che l’Europa non intende mettere a rischio la sua sicurezza, e che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato – che è un’organizzazione militare ovviamente assai minacciosa per Mosca e la cui espansione ha contribuito in maniera determinante a provocare l’invasione russa –. Con la pace, i paesi europei farebbero bene a ritirare le sanzioni economiche a Mosca che hanno fatto male solo all’Europa, e dovrebbero in prospettiva riavviare normali relazioni economiche con la Russia. Dovrebbero vigilare sui processi democratici e sulle elezioni in Ucraina in modo da trasformare il corrotto paese degli oligarchi in una nazione finalmente democratica, pluralista e pacifica che possa gradualmente integrarsi con la UE. E gli europei dovrebbero anche cominciare a costruire una forza armata autonoma da Washington, concepita però non come una forza di attacco, ma come forza di difesa e di deterrenza.
Il quasi abbandono della Nato americana più che spaventare gli europei dovrebbe rappresentare un’opportunità. E’ però assurdo e inutile che i governi del vecchio continente spendano altri soldi per la difesa: il loro livello di spesa militare è già attualmente molto superiore a quello russo. Secondo Mark Rutte – il segretario generale della Nato che quando era premier dell’Olanda è sempre stato contro l’Italia e i paesi mediterranei – i cittadini europei dovrebbero acconsentire di fare ulteriori sacrifici, di accettare tagli alle pensioni, alla sanità e all’istruzione, ai beni pubblici e ambientali per aumentare le spese per la difesa. Ma questo approccio è falso e da contrastare duramente: il problema è piuttosto quello di non sprecare miliardi, di eliminare le forti sovrapposizioni, di coordinare le spese e le attività industriali, di rafforzare l’industria della difesa europea e non quella americana.
La guerra in Ucraina: un conflitto che non doveva iniziare e che non si poteva vincere
Occorre ripensare tutto. La Russia dell’ultranazionalista Putin ha certamente compiuto un atto illegittimo e contro il diritto internazionale invadendo l’Ucraina nel febbraio 2022. Ma chi crede che la Nato sia intervenuta in Ucraina finanziando e armando il suo esercito per difendere la democrazia ucraina dai cattivi russi è un colossale ingenuo o in mala fede. La Nato di Biden (e, ancora prima, quella di George Bush junior e di Barack Obama) ha cercato a tutti i costi di usare l’Ucraina contro la Russia e di provocare un conflitto con un duplice obiettivo: cercare di indebolire la Russia fino a produrre possibilmente un cambio di regime a Mosca; e rompere gli stretti e fruttuosi rapporti che la Germania intratteneva con Mosca in campo economico e energetico, e quindi indebolire l’economia europea e dividere l’Europa. Il primo obiettivo americano è fallito clamorosamente; il secondo obiettivo, debilitare l’Europa sul piano economico e strategico, invece ha avuto successo.
Gli europei dovrebbero finalmente riconoscere che il nocciolo della questione ucraina, ciò che principalmente ha scatenato la guerra in Ucraina, è l’espansione a est della Nato in funzione antirussa. L’espansione dell’organizzazione bellica più potente al mondo in Ucraina avrebbe minacciato oggettivamente la sicurezza russa. E’ come se i russi mettessero le loro basi e i loro missili in Messico o in Canada o a Cuba e in Nicaragua: gli Stati Uniti ovviamente non lo permetterebbero. Nonostante ciò che credono molte anime belle del centro-sinistra e del partito Democratico di Elly Schlein, la Nato non è un’organizzazione di boy-scout o un’associazione per la libertà e i diritti civili. La Nato è un’organizzazione militare che ha combattuto guerre di attacco e non di difesa, guerre illegittime e fallimentari come quelle in Serbia, Afghanistan, Iraq e Libia e altrove: guerre da ripudiare, che hanno seminato decine di migliaia di vittime, che hanno distrutto i paesi di cui si doveva proteggere la libertà e la sicurezza, e che hanno tra l’altro, alimentato, e non distrutto, il terrorismo. Paradossalmente l’Europa in Ucraina è andata in soccorso di questa Nato, mentre al contrario è la Nato che dovrebbe difendere gli europei.
Quello che il Presidente Sergio Mattarella purtroppo non ha voluto comprendere è che il despota Putin ha illegalmente invaso l’Ucraina non per conquistare nuove terre e uno “spazio vitale” come ha fatto il Terzo Reich – la Russia è il paese più vasto e ricco di risorse al mondo e non ha certamente bisogno di conquistare nuovi territori – ma per contrastare l’avanzata dell’organizzazione militare più aggressiva e più potente del mondo. Certamente l’aggressione di Putin è illegittima e deve essere condannata: tuttavia essa è stata volontariamente e coscientemente provocata dalla politica americana.
Gran parte dell’Occidente democratico ha dipinto Putin come un criminale alla pari di Hitler: questo paragone è completamente falso e mistificante. Putin è un tiranno e un autocrate, un ex dirigente del KGB che non tollera gli oppositori: tuttavia è necessario ricordare che quando si è insediato come presidente della federazione russa, Putin era amico dell’Occidente, ha collaborato alla guerra contro il terrorismo in Afghanistan e altrove, e ha perfino mostrato desiderio di entrare nella Nato come membro alla pari delle altre grandi potenze. Ma l’America lo ha respinto, gettandolo così stupidamente nelle braccia della Cina. L’Europa diventerebbe ricca e prospera se continuasse a stringere legami economici alla pari con la Russia post-sovietica di Putin; ma i governi europei dopo la fine dell’URSS non hanno avuto il coraggio sufficiente per sganciarsi dalle politiche espansionistiche americane.
Occorre ricordare che già nel 2008, anno della proclamata indipendenza unilaterale del Kosovo – che Mosca e Cina non hanno mai riconosciuto – , il presidente russo Putin aveva posto la questione ucraina come fondamentale per la sicurezza nazionale russa. Putin si era espresso chiaramente contro l’adesione dell’Ucraina alla NATO tracciando la sua “linea rossa” di fronte alla comunità internazionale. Putin affermò che “missili lanciati dall’Ucraina avrebbero potuto raggiungere Mosca in dieci minuti”, cioè in un tempo inferiore a quello necessario per il sistema russo di difesa di intercettarli. Putin ha sempre affermato non solo che l’avanzata della NATO era minacciosa e illegittima ma che in particolare l’ingresso dell’Ucraina nella NATO era fuori discussione “Abbiamo già denunciato che lo spostamento della Nato verso est è inaccettabile” ha affermato Putin “Gli Stati Uniti hanno i missili alle nostre porte. È una richiesta eccessiva quella di non installare sistemi aggressivi di fronte a casa nostra? Come reagirebbero gli americani se i missili venissero piazzati al confine con il Canada o il Messico?”[3]. Ma i suoi timori non furono accolti dalla controparte americana. Nel 2008 in una visita a Kiev, il presidente americano George W. Bush junior proclamò che “Aiutare l’Ucraina a procedere verso l’adesione alla NATO è nell’interesse di ogni membro dell’alleanza e questo contribuerà a promuovere la sicurezza e la libertà in questa regione e nel mondo”[4].
Occorre sottolineare che a quel tempo l’amministrazione americana si scontrò anche con l’opposizione europea all’interno dell’Alleanza Atlantica: infatti sia la Germania che la Francia si sono inizialmente opposte all’ingresso delle ex repubbliche sovietiche nella Nato sostenendo che né la Georgia né l’Ucraina erano pronte a entrare, e che l’allargamento avrebbe peggiorato inutilmente le relazioni europee con la Russia. Gli interessi dei paesi europei e della UE erano di avere rapporti sempre migliori con la Federazione Russa, e non di scontrarsi con Putin. Per gli europei la partnership sempre più stretta con Mosca, una delle grandi capitali europee, è sempre stata, e sarebbe tuttora, molto conveniente. L’economia russa, ricca di materie prime, di petrolio e di gas, è infatti assolutamente complementare a quella europea, tecnologicamente più avanzata. Inoltre l’Ucraina è sempre stata considerata dalla comunità occidentale come un paese non democratico, caotico e in mano a una ristretta e corrotta oligarchia: per questo motivo la UE ha sempre sostanzialmente respinto le sue richieste di avvicinamento. Per tutti questi buoni motivi gli europei si sono sempre opposti alla richiesta di Kiev – sollecitata invece dagli americani – di entrare nella Nato. E’ utile inoltre ricordare che gli europei – Francia e Germania in particolare – sono stati attori certamente non innocenti nel dramma ucraino: sono stati responsabili del fallimento degli accordi di Minsk, accordi che avrebbero potuto evitare la guerra se fossero stati applicati.
In realtà la guerra in Ucraina doveva e poteva essere evitata fin dall’inizio. Bastava garantire che l’Ucraina non sarebbe stata mai accettata come partner della Nato. E questa era una scelta politica possibile, anche perché l’America, pur sollecitando il governo ucraino a chiedere l’adesione, astutamente non ha mai risposto positivamente alla richiesta di Kiev: alla Nato conveniva illudere gli ucraini in modo che questi fossero eventualmente disposti a esporsi direttamente in un conflitto con la Russia senza che fossero messe in pericolo le vite dei soldati americani, e senza che l’America corresse il rischio di un conflitto diretto, e magari atomico, con la Russia. Tuttavia, senza la copertura della Nato, la guerra in Ucraina era persa in partenza. Anche perché per la Russia la neutralità militare e politica dell’Ucraina era, e è, una questione esistenziale, di vita o di morte. L’Ucraina non è l’Afghanistan e Putin non può permettersi una sconfitta, anche perché in Crimea la Russia ha una base navale di importanza fondamentale sul mar Nero che le dà accesso al mar Mediterraneo. E perché, come noto, nel Donbas e nell’est dell’Ucraina vivono forti minorante russe e russofone. Piuttosto di perdere in Ucraina Putin avrebbe fatto ricorso all’atomica, come lui stesso ha detto. Al contrario per gli americani l’Ucraina è solo una piccola pedina da muovere in terre molto lontane dalla madrepatria.
Come scritto sopra, i governi europei non hanno mai voluto Kiev nella Nato: però quando è iniziata l’illegittima invasione russa hanno cambiato umore diventando addirittura più bellicosi degli americani. Durante il conflitto alcuni governi sono stati molto servili nei confronti di Biden – come quelli di Macron e di Giorgia Meloni -, altri abbastanza riluttanti – come quelli del socialista Olaf Scholz e del socialista Pedro Sanchez -. Macron all’inizio per la verità era disposto a sentire le ragioni di Putin: poi però, per proteggere il suo impero africano dalle milizie russe, è diventato ancora più aggressivo di Biden, e ha addirittura annunciato l’intenzione di impegnare le sue truppe in Ucraina. L’Inghilterra, e poi la Polonia e i piccoli paesi baltici, incitati dagli americani e storicamente oppressi dal gigante russo, hanno anch’essi spinto per una guerra a oltranza.
L’Europa dovrebbe proporre un disarmo bilanciato in Europa
In conclusione le strategie e le azioni europee sono state complessivamente deboli, irresponsabili e fallimentari. I paesi europei si sono autocastrati: hanno seguito come domestici ubbidienti la folle politica della Nato e di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino, continuando a insistere inutilmente sulla richiesta di adesione alla Nato, adesione che la Nato non gli ha mai garantito, ha trascinato il suo paese verso una guerra disastrosa con la Russia, una guerra inutile che non poteva vincere. L’unica speranza di vittoria dell’incauto Zelensky era di attaccare direttamente la Russia nel suo territorio con le armi Nato, e quindi di trascinare tutto l’Occidente in un’escalation atomica globale con la Russia (come in effetti ha tentato di fare) e in un Armageddon finale. Ma per fortuna questo non è accaduto: anche perché l’America fin dall’inizio ha escluso il suo coinvolgimento diretto nel conflitto. Per questi motivi Zelensky si è dimostrato un grande avventurista e un pessimo stratega: infatti un bravo statista avrebbe evitato fin dall’inizio di perseguire una politica di non neutralità che avrebbe portato automaticamente il suo paese a un conflitto con un avversario molto più grosso e potente.
Da parte loro gli europei si trovano oggi senza la Nato a fronteggiare simultaneamente come avversari tutte e tre le grandi potenze del pianeta, la Russia naturalmente, l’America di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping, e anche gli altri paesi emergenti. Un vero capolavoro di strategia geopolitica! E’ difficile concepire un risultato più fallimentare! L’Europa è quasi in recessione grazie allo scontro con la Russia. Le bollette dell’energia, dell’elettricità e del gas sono raddoppiate e triplicate e si è avviato un processo di deindustrializzazione. Un vero capolavoro di strategia economica! Le destre estreme avanzano in tutta Europa. Un vero capolavoro di strategia politica per la sinistra europeista e filo Zelensky! I paesi europei, e quelli in particolare dell’est, come la Polonia e i minuscoli paesi baltici che puntavano baldanzosamente a usare l’Ucraina per abbattere (?) il regime russo, si trovano di fronte al possibile ritiro o dimagrimento della Nato e a un Putin imbaldanzito dalla vittoria in Ucraina. Un vero capolavoro!
L’unica speranza è che i popoli europei, e gli uomini e le donne di buona volontà, costringano finalmente i dirigenti europei a riconoscere che bisogna assolutamente inserirsi attivamente nei processi di pace e di disarmo bilanciato. Il problema è che per ottenere il disarmo e la pace occorre ribaltare le politiche seguite fino a ora.
[1]Financial Times “Russia asked US for Nato withdrawal from eastern Europe, says Romania” Marton Dunai, Ben Hall, 20 febbraio 2025
[2]Financial Times “Russia publishes ‘red line’ security demands for Nato and US” Max Seddon, Henry Foy, Aime Williams 17 dicembre 2021
[3]The Guardian Putin accuses west of ‘coming with its missiles to our doorstep’ Andrew Roth in Moscow 23 Dec 2021
[4]The Guardian Bush-Putin row grows as pact pushes east Luke Harding a Mosca, Julian Borger a Bucarest e Angelique Chrisafis a Parigi 2 aprile 2008