La premier Giorgia Meloni ha affidato alla sorella la guida del partito. E anche il telefono…

(di Fabrizio Roncone – corriere.it) – Alcune persone custodiscono una forza prodigiosa che gli congela il sentimento della vergogna. Leggete qui: l’altra sera finisco a una cena romana, una di quelle dove ogni tanto devi andare perché è lì che incontri le persone giuste e ascolti chiacchiere, pettegolezzi politici, annusi retroscena e capisci chi sale e chi scende, nei palazzi del potere. Siamo al dolce e quello seduto accanto a me, un manager importante, a capo di un’azienda partecipata, di colpo cambia discorso e mi fa, con l’aria complice: «Scusa, è da prima che volevo chiedertelo: ma tu ce l’hai il cell di Arianna Meloni?» (Pim! Mi si accende la lampadina). Sì – rispondo – certo. Tu no? «Guarda: io ho quello di Giorgia, ci conosciamo da anni. Ma ha troppi casini a cui pensare. Il mestiere della premier è impegnativo. Quella operativa, per certe beghe, è ormai la sorella. Quindi se tu fossi così gentile da…».
Il giorno dopo m’informo meglio e ricevo conferme precise: sì, da alcuni mesi, il numero di cellulare più importante d’Italia non è quello della presidente del Consiglio, ma di sua sorella Arianna, di due anni più grande, più alta di 7 centimetri, però identica nei modi, nella voce e, soprattutto, nel modo di pensare e vedere la politica, e la vita. Non facile, all’inizio, la loro: nella narrazione ormai divenuta leggenda, Giorgia e Arianna, ancora bambine, vengono abbandonate dal padre che sparisce all’orizzonte su un veliero e restano con la madre Anna e con i nonni, nella piccola casa romana della Garbatella, dove si sono trasferite quando quella di origine era stata distrutta dall’incendio che avevano provocato.
Crescono in simbiosi. Arianna segue la clamorosa carriera della sorella sempre da vicino, ma nell’ombra. Finché Giorgia, entrata a Palazzo Chigi, non s’accorge che il suo establishment destrorso – una folla di deputati, sottosegretari e ministri, dirigenti pubblici e aspiranti boiardi di Stato, tutti travolti dal miracoloso successo di Fratelli d’Italia – è modesto, pasticcione, inadeguato, inaffidabile. Il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari – fedele, ruvido e pragmatico – da solo non basta. Arianna. Serve lei. Così, prima le affida la guida del partito. Poi lascia che sia lei a rispondere al cellulare. Sembra di sentirli: «Mia cara Arianna, disturbo?».