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Quelli che… Pd

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(Stefano Rossi) – Elly Schlein, senza dire nulla ai suoi (tanto ci sono molti renziani nel Pd), ha deciso di allearsi con Matteo Renzi e i resti del suo partito che, se non mi sbaglio, si chiama ancora Italia Viva.

Ora è moribondo visto che se ne sono andati diversi parlamentari che non vogliono l’alleanza con il M5S (anche Renzi non aveva detto nulla sull’alleanza con il M5S).

E’ è bello vedere come la politica italiana riesca a grattare il fondo del barile.

Renzi, appena un anno fa, disse: “Ho una domanda per gli altri del PD. Ho una domanda per chi ha votato il JobsAct in direzione, in Aula, in Consiglio dei Ministri. Ma voi, amici carissimi, come fate a organizzare il referendum contro ciò che voi stessi avete voluto? Vi state facendo un autoreferendum, lo capite?”.

E bisogna pure dargli ragione.

Lui parlava alla Schelin quando seppe della raccolta firme per il Referendum contro il Jobs Act.

Nel 2023, a Stasera Italia, su Rete 4, disse: “A me la pagliacciata sul salario minimo non piace per niente. Per come la vedo io, penso che sia una proposta demagogica, ho una proposta molto più banale: partecipazione dei lavoratori all’utile”.

Anche per il salario minimo, il Pd ha raccolto le firme per una proposta di legge popolare.

Ecco, viene da chiedersi come si possa accogliere uno che ti ha fatto capire chi è e che cosa pensa, cioè, l’esatto contrario di quello della Schlein, e farselo alleato.

E che, alla luce dei sondaggi, conta come il due di coppe quando regna bastoni.

Sul piano neurologico l’anamnesi è chiara.

Sul piano politico è una Caporetto.

L’unica spiegazione razionale è che nel Pd ci sono molti renziani ad altissimo livello, come il vice segretario e la capogruppo alla Camera, i quali, evidentemente, mirano a difendere Renzi dall’autodistruzione, visto che il partito potrebbe non raggiungere la soglia di sbarramento alle prossime elezioni, e che, sotto sotto, odiano talmente Conte che preferiscono il 2% di Renzi all’11-12% del Movimento 5 Stelle.

Spesso abbiamo sentito dire “Renzi è un fascista” da chi vota Pd per giustificare le nefandezze sull’art. 18, sul Jobs Act, sul contratto “a tutele crescenti” e sugli indennizzi, in caso di licenziamento, dichiarati incostituzionali dalla Corte Costituzionale.

Ora non lo potranno più dire.

Altrimenti devono accettare che, l’acronimo P.D., significa Partito di Destra.


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