Il voto “sbagliato” – Gli imprevisti anti-atlantici nelle urne e le proteste di piazza

(Di Cosimo Caridi – ilfattoquotidiano.it) – Hanno votato domenica scorsa, oggi sono di nuovo alle urne e domani la Corte Costituzionale deciderà se annullare tutto. In meno di una settimana la Romania è scivolata nella più profonda crisi politica degli ultimi anni e si temono grandi proteste di piazza.
La maggiore preoccupazione di Bruxelles sembra essere il solo risultato elettorale. Il 24 novembre si è tenuto il primo turno delle elezioni presidenziali. Per oggi è previsto il voto per il rinnovo del Parlamento e domenica prossima il ballottaggio tra i due candidati con più voti raccolti la settimana scorsa: Elena Lasconi e Calin Georgescu. La prima è una sindaca conservatrice di una città di provincia. Georgescu, invece, è un candidato indipendente della destra che i commentatori più gentili definiscono “ammiratore di Vladimir Putin”. Nei sondaggi pre-elettorali era dato al 5%, ma in realtà domenica scorsa è arrivato primo con oltre il 22% delle preferenze. Una sua possibile elezione ha scatenato la paura nella Nato e nell’Ue. L’Alleanza atlantica ha aperto, pochi mesi fa, la sua più grande base europea in Romania. Georgescu potrebbe diventare il leader europeo con posizioni più lontane da quelle della Commissione europea, creando immediatamente un asse con il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Nessuno, né i media tradizionali, né i navigati politici europei, aveva previsto la sua vittoria. La campagna elettorale di Georgescu si è basata quasi esclusivamente su TikTok. Alle elezioni hanno votato più di nove milioni di persone, mentre gli iscritti alla piattaforma cinese sono oltre otto milioni.
I partiti che hanno guidato fino ad oggi il Paese paventano ingerenze esterne nel voto proprio attraverso il social network. La Corte Costituzionale non è intervenuta per irregolarità legate a Georgescu, ma a Lasconi. A chiedere l’intervento della giustizia è stato l’europarlamentare Cristian Terhes, candidato alla presidenza, che ha ricevuto circa l’1% dei voti. Ha affermato che una parte dei voti di un altro candidato, che si è ritirato una settimana prima delle elezioni e ha appoggiato Lasconi, le sono stati trasferiti illegalmente. Per molti in Romania, cancellare la vittoria di Georgescu è un tentativo dei partiti tradizionali, europeisti e atlantisti di mantenere il potere anche contro la volontà popolare.
La richiesta della corte di ripetere il primo turno delle presidenziali, a metà dicembre, potrebbe scatenare duri scontri di piazza. Violente manifestazioni, con arresti e feriti, avvengono da giorni in Georgia. Giovedì, il primo ministro Irakli Kobakhidze ha annunciato che fermerà il processo di adesione all’Unione europea, inserito anni fa nella Costituzione. A differenza della Romania, in Georgia il partito di governo non è cambiato con le ultime elezioni. Il partito Sogno Georgiano guida il Paese dal 2012, quando vinse le elezioni parlamentari, ponendo fine a un lungo periodo di dominio del Movimento Nazionale Unito. Da allora ha ottenuto la maggioranza per tre mandati consecutivi e ha cercato un quarto nelle recenti elezioni del 2024, raccogliendo il 54% dei voti. In questi dodici anni, Sogno Georgiano ha lentamente abbandonato le politiche filo-occidentali, provocando divisioni politiche e sociali in tutto il Paese. In particolare a Tbilisi, dove vive la parte più ricca e istruita dei georgiani, ci sono frequenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Il primo ministro ha accusato gli oppositori del blocco all’adesione all’Ue di complottare una rivoluzione, simile alle proteste di Maidan del 2014 in Ucraina, che rovesciarono un presidente filo-russo. “In Georgia, lo scenario Maidan non può realizzarsi – ha detto Kobakhidze, invitando i cittadini a non scendere in piazza –. La Georgia è uno Stato, e lo Stato, ovviamente, non lo permetterà”.
Nel 2008, il summit Nato di Bucarest aprì a un futuro ingresso dell’Ucraina e della Georgia nell’Alleanza. In quegli anni, a guidare il Paese era il filo-occidentale Mikheil Saakashvili. Ad agosto, ci fu la guerra con la Russia e il riconoscimento dell’indipendenza dell’Ossezia del Sud. Da quel momento Sogno Georgiano iniziò la sua ascesa. Inizialmente sotto la guida benevola di Bruxelles, e mentre le posizioni del partito diventavano più conservatrici e nazionaliste, collezionando anche diverse decisioni autoritarie, il governo di Tbilisi è divenuto un nemico, una minaccia.