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I tifosi: gli unici rimasti attaccati al carrozzone

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(Bartolomeo Prinzivalli) – Negli ultimi anni ho notato sempre più disinteresse riguardo alle vicende politiche, sia sui social che nella vita reale. Buona parte delle responsabilità risiedono nel periodo della pandemia, quando tutti hanno toccato con mano le incongeuenze fra propaganda e gestione, cura del cittadino e subordinarietà a lobby e poteri forti, buonsenso ed improvvisazione sconclusionata. Un evento senza precedenti, diranno in tanti, un caso isolato, ma che ha lasciato segni indelebili persino su un popolo smemorato come il nostro; uno spartiacque, insomma.

Oggi la politica ha smesso addirittura di indignare, come fosse un programma di tv spazzatura destinato ai soli guardoni sfaccendati privi di vita propria, ai fan dell’orrido ed a qualche pensionato a cui serve del teatrino squallido per conciliare il sonno.

Basti guardare all’attuale governo: la premier ultrapubblicizzata sembra una collaboratrice scolastica di periferia, avvelenata dalla vita, che ha appena vinto alla lotteria e coglie qualsiasi occasione per togliersi dalla scarpa col tacco cumuli di sassolini arretrati, salvo poi mandare avanti i sottoposti come scudi (nonché casi) umani quando controbattere risulta impossibile persino per la sua lingua tagliente e biforcuta; il vicepremier e ministro dei trasporti è la caricatura di Homer Simpson nella puntata in cui il fratello ritrovato gli affida la realizzazione del nuovo modello per la sua industria automobilistica, e lui ne descrive le qualità senza avere la più pallida idea di dove si trovi, parlando di “selvosterco” e robe del genere, l’importante è apparire convinti ed in questo risulta agevolato da un QI che disconosce il significato di mettersi in discussione; l’altro vicepremier pare più dimesso che pacato, una timida macchietta che vegeta all’ombra del suo defunto guru. Tutti gli altri sono cani da riporto premiati solo per fedeltà, imbarcati abili a riciclarsi ed accumulatori seriali di figuracce, perché in fondo è l’unico motivo per cui parlarne. Ricordo quando ripetevano ossessivamente di essere pronti ed affibbiavano agli altri l’appellativo di governo d’incapaci.

D’altro canto l’opposizione, divisa su tutto, ha oggi le idee chiarissime su cosa sia necessario ed attacca agevolmente, non che serva chissà quale talento visti i bersagli, dettando le priorità non realizzate quando ne aveva l’occasione, esattamente a copioni invertiti rispetto a pochi anni fa quando si trovava dall’altra parte della barricata. Accise, immigrazione, salario minimo, politica estera, tutto perfettamente capovolto all’insegna dell’incoerenza e della presa per il culo verso un popolo ritenuto sulla soglia della demenza.

Ovvio che la gente si sia stancata, che l’entusiasmo abbia lasciato spazio alla consapevolezza che sia soltanto una perdita di tempo, che la vita sia troppo breve per sprecarla dietro a ciarlatani e scappati di casa perché si arricchiscano grazie ai sacrifici di chi, forse anche ingenuamente o nel modo sbagliato, il paese avrebbe voluto cambiarlo davvero.

Oggi gli unici rimasti attaccati al carrozzone sono i tifosi, quelli che pur vedendo tutto lo schifo prodotto si turano il naso perché l’unica cosa che conta è non far vincere gli altri. Quindi zero critiche, zero obiettività, pesi e misure diverse, amnesie selettive e via dicendo, per grandissima gioia di coloro che mai dovranno rispondere di alcunché, errori e reati compresi, altrimenti vincono gli altri.

Perché mai qualcuno al di fuori di tale fanatismo dovrebbe coinvolgersi?

Basti guardare il caso Almasri: un torturatore e stupratore libico rilasciato ed accompagnato a casa con volo di stato fra mille cambi di versione e rimpalli di responsabilità solo per non ammettere che una nazione priva di sovranità ed imbottita fino al collo di debiti è costretta ad accordi con la peggior feccia mondiale, in mimetica, in camice o in doppiopetto, per contunuare a vivere al di sopra delle proprie reali possibilità, indipendentemente dal burattino che la presiede.

Mercati, presunti alleati, lobby bancarie farmaceutiche e di armi, tagliagole internazionali e detentori di approvvigionamenti energetici non hanno neppure bisogno di fare la voce grossa per ottenere ciò che desiderano dal nostro paese.

Tanto ad alcuni di noi bastano le barzellette sul non essere ricattabili; almeno ridessero invece di crederci davvero…


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