Vuole come testimoni Musumeci, Boccassini, Casini e il vescovo di Catania

(Di Vanessa Ricciardi – ilfattoquotidiano.it) – Per “difendere la sua famiglia da Report” – così ha detto – il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è presentato ieri mattina in udienza al Tribunale di Milano per accompagnare la richiesta dei suoi legali di non archiviare la querela contro il conduttore del programma di inchiesta, Sigfrido Ranucci, e il giornalista Giorgio Mottola, e anzi, si legge nel documento di opposizione, è pronto con i rinforzi: vuole che vengano chiamati a testimoniare contro il programma di Rai3 anche il ministro della Protezione civile, ex presidente della Sicilia, e della provincia di Catania, Nello Musumeci; l’arcivescovo di Catania, Luigi Renna; l’ex procuratrice aggiunta di Milano, Ilda Boccassini; e il senatore Pier Ferdinando Casini, in quanto in passato “massimo esponente” del Centro cristiano democratico.
La seduta doveva essere di routine, ma La Russa ha sorpreso i cronisti con la sua apparizione nel piano del Gip: “Sono venuto all’udienza di opposizione all’archiviazione non tanto per me ma per difendere l’onorabilità della mia famiglia e in particolare di mio padre, offesi da due puntate della trasmissione Report sulla base di documenti e testimonianze la cui veridicità appare a dir poco dubbia”.
Già l’8 ottobre di due anni fa il presidente del Senato aveva dato mandato ai suoi legali di presentare querela prima ancora della messa in onda delle puntate di Report, annunciando l’azione legale con una celebre “autointervista”, visto che La Russa invece di rispondere alla trasmissione aveva deciso di autoprodursi un video e chiedendo alla trasmissione di pubblicarlo integralmente. A farlo infuriare erano state le ricostruzioni sulle fortune della famiglia, e l’inchiesta giornalistica firmata da Giorgio Mottola sui presunti collegamenti tra Vincenzo e Antonino La Russa, fratello e padre, con il banchiere Michele Sindona e Cosa nostra, nei servizi intitolati “La Russa Dinasty” e “La Ragnatela dei La Russa”.
Una ventina di giorni fa si è saputo che il pm Mauro Clerici ha deciso di chiedere l’archiviazione del fascicolo che era scaturito dalla querela per diffamazione aggravata ritenendo che “gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”, ravvisando da una parte il diritto di cronaca e dall’altra, ricorda il pm, “che alle inchieste giornalistiche si applica anche, in quanto legato alla libertà di stampa, il diritto di critica”.
Il testo ribatte punto per punto alle accuse di non veridicità o all’utilizzo di fonti non attendibili, ma La Russa non si arrende e anzi vuole che vengano rimessi in discussione tutti i documenti raccolti dalla trasmissione da aggiungersi ai celebri testimoni. Ranucci e Mottola tramite i loro legali hanno presentato la loro memoria difensiva ribadendo il diritto di cronaca e l’essenzialità dell’inchiesta, e si sono riservati di produrre ulteriori materiali.
La gip Silvia Perrucci, che può archiviare o disporre nuove indagini o l’imputazione coatta, deciderà nei prossimi giorni. Mentre il presidente del Senato “trova il tempo per partecipare all’udienza di opposizione all’archiviazione di una querela da lui presentata contro Report”, si legge sulle pagine social della trasmissione, nel pomeriggio l’aula di palazzo Madama è stata presieduta dal suo vice, il leghista Gian Marco Centinaio.
Se La Russa non molla, anche gli altri Fratelli d’Italia non cedono. Mercoledì il ministro Adolfo Urso è intervenuto, in questo caso nell’Aula di Montecitorio, contro la trasmissione, aggiungendo un ultimo attacco dopo le svariate querele di politici meloniani e da ultimo la richiesta di danni da parte del partito tutto, che vuole 50 mila euro per un’altra puntata del 2024 dove si parlava dell’incidenza della malavita nel partito.